Il killer di Klinger «appassionato d’armi»
Sarà probabilmente una settimana e mezza di lunga attesa, senza colpi di scena. È questo il tempo che dovrà passare fino alla prossima comparizione di Alexander Bonich, reo confesso dell’omicidio dello storico fiumano William Klinger, davanti al tribunale del Queens, a New York. Lo ha specificato a “Il Piccolo” l’ufficio del procuratore distrettuale del Queens, l’organo omologo del pubblico ministero in Italia, a cui spetta di rappresentare l’accusa nel processo penale che sarà istruito a carico di Bonich.Bonich, ha illustrato Kevin Ryan, il portavoce del procuratore Brown, rimetterà piede in aula «il prossimo 17 febbraio».
In quel giorno, secondo le procedure dello Stato di New York, il rappresentante della procura «e l’avvocato difensore» di Bonich, Henry Ramirez, «si incontreranno per la prima volta davanti al giudice a cui è stato assegnato il caso». Secondo le regole Usa, si tratta di un momento importante, temporalmente collocato tra la prima comparizione del sospettato davanti al giudice – già avvenuta nel caso di Bonich a cui il 3 febbraio è stata negata la cauzione – e l’inizio del processo vero e proprio. Procura, avvocato difensore e giudice, il 17, potranno discutere dell’operato della polizia giudiziaria, proporre l’esclusione di prove, chiedere l’esclusione o l’ammissione di testimoni nel futuro processo o addirittura cassare completamente il caso.
Non sembra tuttavia questa l’opzione più realistica, al contrario. Bonich, infatti, «ha ammesso di aver sparato a Klinger», ha ricordato Ryan. E sulla sua testa pende la pesante imputazione di «omicidio di secondo grado», pena massima 25 anni. Imputazione che descrive un assassinio nel quale c’è stato «l’intento di causare la morte di un’altra persona, provocandone il decesso», specifica la procura. Per Bonich è stato escluso l’omicidio di primo grado, dato che nello Stato di New York questa accusa viene riservata a «circostanze speciali», come «l’omicidio di un agente di polizia o di un testimone di un crimine, omicidi multipli o assassinii con tortura».
Nel frattempo, il “Daily News” di New York ha fornito altri dettagli sulla controversa – e già pesantemente criticata dalla famiglia della vittima - linea di difesa di Bonich. Bonich che, ha raccontato il giornale citando fonti della polizia, avrebbe sparato provocato da «commenti rudi» non meglio precisati e da «minacce» lanciate da Klinger nei confronti dell’amico tra mercoledì e venerdì. Così il sospettato durante uno dei primi interrogatori condotti dalla polizia. Sabato la tensione tra i due sarebbe aumentata. Bonich e il suo ospite, Klinger, sempre secondo la confessione resa dal presunto assassino, avrebbero passeggiato e poi pranzato in un ristorante, come comprovato da registrazioni di telecamere di sorveglianza.
Poi, dopo mezzogiorno, l’omicidio nel parco. Bonich - che per evitare la pesante condanna punta tutto sull’omicidio per autodifesa - ha inoltre continuato a ripetere, riporta il Daily News, che Klinger si sarebbe portato dietro una pistola. Una possibilità quantomeno irrealistica secondo chi meglio conosceva lo storico ma anche difficilmente immaginabile. Uno straniero, appena arrivato nella Grande Mela, come avrebbe potuto procurarsi un’arma in così poco tempo? E a che pro? Al contrario, Bonich sarebbe un appassionato di armi e parate militari. Così lo ricordano alcuni ex compagni d’università di Capodistria, ha rivelato il Primorski Dnevnik.
Sulla questione dell’arma del delitto, la procura non ha però voluto esporsi. Bisognerà «aspettare il processo» per chiarire a chi appartenesse l’arma e il movente.
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