Il gruppo Illy punta su Domori: «La rivoluzione del cacao fine»

L’azienda cresce a doppia cifra con un giro d’affari di 18,3 milioni. L’ad Macchione: «Nuovi prodotti in arrivo»

Illy, ipotesi Parigi e Hong Kong per i partner della sub holding

TRIESTE Una crescita a doppia cifra in una fase che vede molti concorrenti annaspare. È il trend che caratterizza Domori, azienda torinese di cioccolato che da dodici anni fa parte del gruppo Illy. Ne abbiamo parlato con l’amministratore delegato Andrea Macchione. Cominciamo dai numeri.

Macchione, come si è chiuso il 2018 e quali sono le previsioni per l’anno in corso?

Abbiamo registrato un fatturato di 18,3 milioni di euro (il 31% delle vendite finisce oltreconfine), in crescita del 10,15% rispetto al 2017. La quota più importante, 11,2 milioni, fa capo al canale retail (la rete degli agenti, ndr), mentre i restanti 7,1 milioni rientrano nell’area professional (cioccolato usato per realizzare altri prodotti, dalle torte ai cioccolatini, alle gelaterie, ndr). Abbiamo raggiunto il breakeven operativo e contiamo di crescere ancora, secondo l’orientamento seguito fin qui, cioè qualità e nuovi prodotti.

Questa non è una fase positiva per il cioccolato italiano: dopo Peyrano, è arrivata anche la crisi di Pernigotti. A suo avviso, qual è la ragione principale della vostra crescita continua?

Come in ogni settore, ci sono aziende che vanno bene e altre che soffrono. Dall’inizio Domori ha scelto di non competere sul prezzo, bensì sulla qualità, secondo l’intuizione del fondatore Gianluca Franzoni. Ma quando l’azienda è entrata a far parte del gruppo Illy, fatturava solo un milione e mezzo di euro. In questo periodo abbiamo destinato risorse importanti per spingere sull’innovazione e oggi può rivendicare una serie di primati: è stata la prima azienda al mondo a impiegare solo cacao fine e la prima a creare un Codice di Degustazione del Cioccolato per scoprire le infinite sfumature del cacao. A ciò si aggiunge il controllo totale sulla filiera.

In che modo?

Quando entriamo in contatto con un farmer, ci facciamo inviare due o tre tavolette di fava di cacao, che vengono sottoposte all’analisi di un panel di esperti. Solo se il giudizio è positivo, andiamo avanti con le trattative per l’acquisto.

Quali sono le prossime novità in arrivo?

Abbiamo appena lanciato Domori To Go, uno snack da 25 gr con il quale vogliamo puntare ad avere una quota di mercato importante nei consumi veloci. La tavoletta è disponibile in due abbinamenti originali: cioccolato fondente e zenzero, cioccolato al latte e caramello. Abbiamo lavorato molto anche sul packaging, mettendo a punto una confezione più leggera e portabile rispetto a quelle già presenti sul mercato. Intanto stiamo lavorando per la riduzione degli imballi e l'utilizzo di materiali innovativi e completamente riciclabili per tutte le tavolette del nostro brand.

Alla luce della crescita negli ultimi anni vi state guardando intorno per eventuali acquisizioni?

Non lo escludiamo, anche se il nostro focus resta la crescita per linee interne.

Oltre a occuparsi della produzione di cioccolato super premium, Domori distribuisce i prodotti delle aziende del gruppo Illy e lo champagne Taittinger in Italia, con l’obiettivo di creare un polo del gusto. È in vista la creazione di una subholding delle attività del gruppo Illy al di fuori del caffè con successiva quotazione in Borsa?

É un’ipotesi sul terreno, ma solo in un’ottica di lungo termine, a dieci anni, come spiegato dagli azionisti.

Un obiettivo a breve termine?

Mi piacerebbe inaugurare entro fine anno un flagship store a Torino per offrire ai visitatori un’esperienza unica—


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo