Il grande ritorno di Giulio Camber: «Ma non chiedo nulla»
TRIESTE. «Nell’ampliamento del cimitero di Sant’Anna si erano prenotati alcuni posti. Questione accantonata». Scherza, Giulio Camber, nel giorno in cui, altro che “decamberizzata”, Trieste è di nuovo sua, anche se per interposta persona. È stato lui, nel maggio del 2015, a proporre l’amico-nemico Roberto Dipiazza candidato sindaco, senza nemmeno avere avvisato prima Forza Italia. Ed è ancora lui oggi, con Fi che conta 9 eletti in consiglio, numeri chiave per la maggioranza, a poter dirigere il traffico dall’esterno. Ma non è il momento di ricordarlo, di chiedere posti, di indirizzare il programma. Anzi, Camber assicura che il ritorno del centrodestra in municipio «è tutto fuorché una vicenda da personalizzare», che non ha vinto lui ma Dipiazza e che il nuovo sindaco «deciderà in totale autonomia». Il momento, adesso, «è quello in cui spiegare perché abbiamo vinto e perché, uniti, lo possiamo fare anche nel 2018 in Regione».
Perché avete vinto?
Perché l’elettore non è un pollo.
Nel cimitero della politica avevano prenotato anche il suo posto?
Di prenotazioni, nel senso di movimenti politici, ce n’erano tante. Sportivamente, e pure gratuitamente, le cediamo volentieri ad altri. Non si butta via niente. I lavori a Sant’Anna verranno ottimizzati.
Vince Dipiazza. Quanta soddisfazione c’è?
Io la chiamo constatazione. La più banale è l’avviso di sfratto a Serracchiani puntualmente comunicato dall’ufficiale giudiziario.
L’elettore non è un pollo?
L’unico soggetto legittimato a farsi parte civile in questo procedimento era il popolo. Ne è uscito un verdetto non equivoco. La signora, se lo vorrà, potrà fare opposizione agli atti esecutivi. Ma non è così semplice.
Che errori ha commesso Serracchiani?
Aveva dichiarato di non volersi occupare delle amministrative ed è invece bastato che Russo chiedesse le primarie e ha dovuto diventarne protagonista. Perdente, nonostante la sfilata dei ministri di serie A a Trieste. Con la ciliegina del povero Renzi, costretto a una visita inutile.
Eppure qualche risultato concreto Trieste l’ha ottenuto dal governo.
Alla fiera di San Nicolò vendevano penne di ottone spacciato per oro. I 50 milioni non bancabili per Porto vecchio sono la stessa cosa. E poi c’è la storia dei punti franchi. Quando lo dicevamo noi che avevano un grande valore, ben che andasse ci spernacchiavano. Dopo che il commissario del porto, appena nominato, ha parlato del “tesoro” di Trieste, ecco che la signora cambia idea. Ma c’è un terzo fatto eclatante.
Quale?
L’aumento concesso ai dipendenti pubblici alla vigilia del voto. Aumento legittimo, ma ratificato dopo che pochi giorni prima la parte pubblica aveva presentato una proposta di entità ampiamente inferiore. Sempre per il concetto del “qui non siamo polli”, il centrosinistra ha pagato anche questo. Se non era voto di scambio, ditemi che altro era.
Dipiazza è stato votato da un triestino su quattro. Un consenso zoppicante?
Da ridere. O da piangere. Quando Tondo perse per meno di 2mila preferenze alle regionali, nessuno ha poi ricordato che chi governava lo faceva per un pelo di pennello. Abbiamo fatto i nostri errori e altri ne faremo, ma l’alternanza fa bene.
Ce la farete a governare per il bene della città e a darle quel futuro di cui ha spesso parlato Serracchiani?
Lo spero. Ma molto dipenderà anche da un contestuale cambio di marcia in Regione. Le due partite della sanità e degli enti locali hanno fatto venire mal di pancia seri alla governatrice. Una cosa è proclamare i principi, un’altra applicare le norme. Oggi siamo allo stallo. E Serracchiani è all’angolo: meglio qui, peraltro, che non a Roma dove la attende il plotone d’esecuzione.
Ha vinto Camber a Trieste?
In politica le cose non si riducono mai a questioni personali. Non a caso non le commento mai.
Richieste, consigli, suggerimenti per la giunta o altri posti di potere?
No, proprio niente. Per quanto mi riguarda, Dipiazza decide in assoluta autonomia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo