“Il grande passo” di Antonio Padovan «Sogniamo la Luna»

Elisa Grando
C’è un film che racconta letteralmente cosa vuol dire “volere la Luna”. È “Il grande passo” di Antonio Padovan, un oggetto particolare nel panorama del cinema italiano così poco abituato a raccontare i grandi sogni: un misto di commedia, realismo di provincia, spinta fantastica. Un gioiellino, che oggi alle 20 inaugurerà fuori concorso il festival ShorTS, interpretato da Stefano Fresi e Giuseppe Battiston nei panni di due fratelli diversi, uniti solo dallo stesso padre. Il primo, Mario, pragmatico e spensierato, ha una ferramenta a Roma con la madre. Il secondo, Dario, è un orso che vive nelle campagne del rodigino: tutti lo considerano un po’ folle anche per via del suo sogno, volare dritto sulla Luna su una navicella spaziale costruita nella rimessa di casa. L’incontro-scontro fra i loro due universi è irresistibile. Il film è prodotto da Elisabetta Olmi, la figlia di Ermanno, con Ipotesi Cinema, sarà distribuito da Parthenos con l’udinese Tucker Film e vede nel cast, oltre a Battiston, anche altri attori friulani: i pordenonesi Andrea Appi e Ramiro Besa, ovvero il duo comico I Papu, e l’udinese Piero Sidoti. Dopo il suo debutto nel lungometraggio con “Finché c’è prosecco c’è speranza”, un giallo ambientato tra i vigneti di Valdobbiadene e Conegliano, Padovan torna a girare un altro film nel suo Veneto, che aveva a lungo lasciato: «Sono tornato stabilmente a vivere a Conegliano dopo dodici anni negli Stati Uniti e sono ancora innamorato del mio territorio», racconta il regista. «“Finché c’è prosecco c’è speranza” era un film sulla collina, in questo esploro le pianure del Po, nella provincia di Rovigo, che ho amato attraverso i film di Carlo Mazzacurati, mentre il mio prossimo film sarà ambientato in montagna: così concludo questa trilogia veneta».
Padovan, da dove nasce l’idea di un uomo qualunque che vuole andare sulla Luna?
«Avevo voglia di scrivere una storia quasi autobiografica, su un desiderio forte: per me andare sulla Luna era fare il regista. Così ho unito in questo film il cinema di due registi che mi piacciono tantissimo, Carlo Mazzacurati e Steven Spielberg. Del primo amo il cinema dello sguardo fra le persone, del secondo il racconto delle persone che guardano i loro sogni».
“Il grande passo” sembra davvero una lettera d’amore ai sognatori…
«A differenza dei film americani, però, qui raccontiamo anche gli effetti negativi di quando il sogno diventa un’ossessione, divorando altri aspetti della vita, come accade al personaggio di Dario. Battiston è di suo una persona molto visionaria e sognante: Dario gli è subito piaciuto molto».
Ha scritto la sceneggiatura con Marco Pettenello, collaboratore storico di Mazzacurati. Avevate in mente la coppia Battiston-Fresi fin da subito?
«All’inizio ho pensato a un uomo che voleva andare sulla Luna e che s’innamorava di una donna, ma così i desideri forti sarebbero stati due. Allora abbiamo deciso per una storia di affetto tra due fratelli, con in mente proprio loro due: mi piaceva l’idea di vederli nelle tute da astronauta e di scrivere un film sulle loro differenze. Giuseppe e Stefano erano molto contenti di lavorare insieme».
Le musiche sono composte dal grande Pino Donaggio, il compositore del cinema di Brian De Palma, ma anche di Dario Argento, Pupi Avati, Joe Dante…
«Volevo una colonna sonora un po’ americana, alla John Williams. Poteva comporla solo Pino Donaggio, l’unico in Italia che aveva fatto la musica dei film che amavo da bambino. Siamo riusciti a registrare con un’orchestra a Treviso. Pino ha scritto il tema di Dario prima delle riprese: ce l’avevamo sul set mentre giravamo».
Questo è anche l’ultimo film di Flavio Bucci, scomparso in febbraio. Perché l’ha voluto nei panni del padre dei protagonisti?
«Mi serviva un personaggio che rendesse giustizia sia al ricordo di Dario, per il quale è un eroe, che di Mario, che invece conosce bene i suoi limiti. È un personaggio carismatico ma consumato dalla vita, un po’ cialtrone: Flavio incarnava bene questa dualità. È stato molto carino, nonostante i suoi tanti problemi: viveva a Roma, per lui è stata una trasferta difficile».
Dopo il passaggio a ShorTS, il film approderà anche nelle sale?
«Sì, uscirà a fine agosto. Devo ringraziare produttori e distributori perché hanno tenuto duro di fronte alle molte proposte per farlo uscire in streaming». —
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