Il “grande gelo” della politica sulla città metropolitana

Il tentativo di rilanciare il nuovo ente con la riforma dello statuto non scalda il Friuli Venezia Giulia. Fioccano i no di giunta Serracchiani, sindaci e partiti. Si riaccende invece il duello tra campanili
Una suggestiva immagine del Municipio di Trieste
Una suggestiva immagine del Municipio di Trieste
TRIESTE Nulla è cambiato, fa sapere Paolo Panontin. Come dire che dalla giunta regionale non arriverà alcun input per avviare un percorso legislativo di istituzione della città metropolitana. Non l’unico fronte, peraltro, che mostra disinteresse per la previsione in legge statutaria del nuovo ente, definitiva dopo il voto di martedì alla Camera. Anche dal Pd, da Forza Italia, dai sindaci di Gorizia e di Udine arriva un secco no all’ipotesi caldeggiata per Trieste da Francesco Russo
 
L’assessore regionale alle Autonomie non interviene. Sostanzialmente perché, dal punto di vista della giunta, non c’è niente da aggiungere rispetto a quanto affermato in passato. Avesse voluto “spingere” la città metropolitana, la giunta Serracchiani l’avrebbe inserita nella legge di riforma degli enti locali, la 26/2014. E invece, prendendo atto della posizione contraria di buona parte degli eletti, non l’ha fatto, limitandosi a far notare che la soluzione è già indicata nella 1/2006, la legge Iacop, che prevede la possibilità per un capoluogo, d’intesa con i comuni contigui e comunque con una popolazione di almeno 200mila abitanti, di avanzare una formale proposta alla Regione.
 
 
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Debora Serracchiani, di spalle, con il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop
 
 
Quando nel luglio dell’anno scorso a Russo riuscì il blitz in commissione al Senato di inserire la «forma città metropolitana» nelle modifiche statutarie, Panontin ribatté con parole chiare: «È un’operazione che sarebbe stato meglio non fare. Ma, in ogni caso, saremo sempre noi a decidere in materia e il Consiglio ha già chiarito di essere contrario». Nemmeno il Consiglio, infatti, ha cambiato idea. «Ci siamo già espressi due volte contro l’istituzione della città metropolitana di Trieste - ricorda il capogruppo del Pd Diego Moretti - e dunque, se pur prevista come semplice ipotesi nel nuovo statuto, non intendiamo portare avanti iniziative in tal senso. A maggior ragione in presenza di una riforma organica delle autonomie locali che, dopo tanta fatica, sta ora partendo». Nessuna apertura neanche dalla segretaria forzista Sandra Savino: «La città metropolitana è una forzatura bocciata unanimemente dal Consiglio e poi reinserita nell’articolato da un senatore che ha voluto impostarci sopra una campagna per le primarie poi clamorosamente persa». 
 
Russo, in sostanza, è senza truppa. E anche se il senatore triestino assicura che la città metropolitana triestina al posto della Uti giuliana «sarebbe una riforma vera, non una moltiplicazione di livelli governativi», ancora Moretti sostiene che un simile passo «metterebbe in discussione l’impianto della 26, l’unità e integrità regionale». Dal mondo dei sindaci, lo stesso gelo. Roberto Dipiazza, commentando via comunicato e su Facebook la riforma statutaria, parla di tutto fuorché di città metropolitana, mentre Ettore Romoli e Furio Honsell alzano sin d’ora l’altolà. «A sposarsi dovrebbero essere territori che hanno economie sinergiche - commenta il primo cittadino di Gorizia -, e non è il caso di Trieste e Gorizia. Per noi di sicuro non è una prospettiva, ma anche il capoluogo regionale mi pare piuttosto piccolo per pensarci». «Inutile mettere troppa carne al fuoco - aggiunge il sindaco di Udine -. Siamo impegnati nella grande riforma delle Uti, cerchiamo dunque di portarla a compimento. L’ulteriore livello della città metropolitana mi pare disegno velleitario in presenza delle Unioni territoriali intercomunali diventate legge». 
 
Di certo la città metropolitana, pur solo sulla carta, alimenta l’antico dibattito Trieste-Friuli. Pietro Fontanini, presidente della Provincia di Udine, ribadisce che «l’unica riforma istituzionale lungimirante sarebbe quella delle due autonomie, sul modello Trento e Bolzano». Con l’addio agli enti di area vasta e la possibilità della città metropolitana, invece, «viene umiliata l’identità identitaria del Friuli». Secondo Fontanini, «mentre Trieste trova una nuova istituzione, la città metropolitana, il Friuli non ha più un ente che lo rappresenta poiché viene massacrato in tante piccole e ancora confuse realtà. E, come non bastasse, ad aggravare la frammentazione amministrativa e identitaria c’è il progressivo accentramento di ogni potere in mano alla Regione, a Trieste, organismo che in origine doveva occuparsi di legiferare, programmare e controllare, e adesso si troverà a gestire anche una notevole mole di istruttorie e iter burocratici. Alla faccia della semplificazione».
 
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