Il gran rifiuto dei triestini al market in piazza Unità

TRIESTE «Un supermercato in piazza Unità sarebbe come un paio di scarpe da ginnastica sotto un abito da sera». A buon intenditor poche parole. Maria Grazia Crivici, triestina che ama la propria città, è una delle tantissime voci contrarie al progetto di inserire un negozio di alimentari, benché di alto “lignaggio”, targato Despar, a palazzo Pitteri. L’intero edificio oggi appartiene al fondo Alloro, in cui è confluito il patrimonio immobiliare ex Allianz su iniziativa di Bnp Paribas Reim Sgr p.A. Lo spazio al piano terra, un tempo bar in cui si sono susseguite diverse gestioni, attraverso la società Trilumi, che si occupa di commercializzare le diverse unità, è ora oggetto infatti di un contratto di locazione con Aspiag Service, la concessionaria Despar Nordest.
Si cambia completamente rotta, dunque. Ma alla maggior parte dei triestini la prospettiva non va giù. Non va giù il fatto di «deturpare» piazza Unità. Sui social e nei caffè sembra non si parli che della notizia trapelata, a proposito della quale si può dare il proprio parere anche attraverso il sondaggio lanciato dal Piccolo: sul sito è possibile esprimere il proprio giudizio con un clic, e a ieri sera i “no” erano la stragrande maggioranza (84% alle 19).
I triestini intervistati, per ora, dicono quindi di preferire di gran lunga che nell’agorà, «tra le più belle d’Europa», sottolineano tutti quanti, si aprisse uno spazio d’arte oppure un negozio di lusso, una pasticceria o, ancora, una via di mezzo tra un bar e un locale alternativo dedicato ai souvenir. Ma, dalle prime reazione, nessuno, di un supermercato, ne vuole sapere. «Ci sono tanti caffè in piazza Unità e dintorni – continua ancora Crivici – ma un altro spazio dedicato al cibo no. In piazza una rivendita così bella proprio non ci sta, non è adatta, ci sono tante altre piazze a disposizione. A questo punto si dovrebbe insistere per un altro bar, perché alla fine comunque i clienti non mancano. Altrimenti perché non inserire un negozio di moda e pelletterie di lusso?». Come un tempo, quando proprio nelle vicinanze c’era una boutique della griffe Fendi. Non si tira indietro dalla platea dei “no” neppure Beatrice Goiza, che a quell’atmosfera asburgica che regna in piazza Unità ci tiene. E molto: «Un supermercato rovina la scena, preferirei si avviasse una realtà legata all’arte, un ambiente dove si possono fare anche mostre. Di bar, ne abbiamo già abbastanza, ci vuole qualcosa di più innovativo che un banale supermercato».
Uno spunto che va a braccetto con quello di altri due giovani: Amedeo Bellizzi e Fabio Musco. Il primo crede che non solo un market sia «antiestetico» ma che cozzi con quello che è il progetto architettonico che coinvolge tutta la piazza: «Non mi piace questa scelta, l’impatto architettonico è controproducente rispetto a quella che è l’urbanistica che caratterizza questo posto, legato soprattutto a un’architettura asburgica». E proprio per restare in tema, ecco che secondo Bellizzi l’ideale sarebbe creare un museo dedicato alla Trieste asburgica, che ancora non c’è.
«Anch’io penso che quel foro debba essere destinato a un fine culturale. Per esempio, si potrebbe realizzare una galleria d’arte», commenta Musco. Propone invece un altro tipo di attività Piero Stradi. «La mia proposta sporta a una via di mezzo tra un bar e un negozio di souvenir – dice –, una cosa comunque che attiri i turisti ma che non per forza sia un una copia del bar di fronte». Questo perché anche lui si oppone fermamente a una rivendita di alimentari: «Credo che a parte i vincoli paesaggistici, di cui penso che qualcuno abbia già tenuto conto, ci debbano essere delle regole che riguardano comunque una sfera di etica e decoro, legate a particolari piazze o a luoghi di interesse primario nel centro di una città».
Tra le diverse opinioni tendenzialmente contrarie, affiora anche quella di Sebastiano Mermoglia. «È difficile definire se è cattiva o buona una certa attività. Purtroppo comanda il denaro. Diciamo che questa novità mi lascia un po’ perplesso. La cosa buona, forse, è che così, almeno, si dà da lavorare a un po’ di persone». Dicono “no” al supermercato anche un dipendente comunale, che attende comunque di vedere il progetto definitivo, e Rosaria Perrone, la quale pensa che «un supermercato in piazza Unità stoni completamente».
Ma nel grande mare dei contrari, c’è pure qualche voce fuori dal coro. «Manca un supermercato in zona, potrebbe essere anche utile - chiosa Laura Zacconi - ma qui non credo sia il luogo giusto,. A questo punto però bisognerebbe pure togliere l’insegna della compagnia telefonica che già ha invaso l’agorà. Il mio pensiero è: tutti o nessuno».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo