Il governo: «Territorio libero cancellato dai trattati»

Articolata risposta del vice ministro degli Esteri a Prodani (M5s): «È stato un progetto mai realizzato. Osimo confermò gli attuali confini»
Di Pier Paolo Garofalo

Il governo italiano, nella persona del vice ministro degli Affari esteri Marta Dassù, chiude definitivamente la questione del Territorio libero di Trieste (Tlt). Lo fa in tre fitte pagine di ricostruzione storica e giuridica delle vicende delle terre ai confini orientali d’Italia all’indomani della Seconda guerra mondiale, in risposta a un’interrogazione del deputato del Movimento 5 stelle Aris Prodani, che chiedeva chiarimenti «raccogliendo una sollecitazione che veniva dal mio territorio».

Per l’esecutivo, dunque, è tutto chiaro. E se anche vi fossero ombre giuridiche sulla liceità della sovranità tricolore su Trieste e il suo entroterra, così come definito dal Memorandum di Londra e ribadito dal Trattato di Osimo, è la storia, la sua evidenza, la realtà pratica a sancire il dato di fatto: Trieste è italiana. Verso la fine della lunga digressione a sfondo giuridico a firma del vice ministro Dassù, infatti, la nota di risposta a Prodani cita: «Al dato formale, fin qui esaminato, occorre aggiungere il dato sostanziale: ossia l’indisturbato e incontrastato esercizio della piena sovranità italiana sulla Zona A che, per il principio di effettività, fornisce fondamento giuridico pieno ed esaustivo della sovranità dello Stato ai sensi del diritto internazionale. Analoga sovranità piena è stata esercitata negli anni dall’Ex Jugoslavia sulla Zona B, e poi dagli Stati successori; Slovenia e Croazia». Nella nota del vice ministro si riconosce che con il Trattato di pace del 1947 tra le potenze vincitrici e l’Italia, tra le disposizioni che regolavano le cessioni territoriali «in capo all’Italia s’inserisce l’Articolo 21 che prevedeva l’istituzione del territorio libero di Trieste, la cui integrità e indipendenza sarebbero state assicurate dal Consiglio di sicurezza dell’Onu... il Territorio Libero avrebbe dovuto essere amministrato da un governatore nominato dallo stesso Consiglio. Si sarebbe dovuto trattare, nelle intenzioni dei vincitori, di un’enclave non assogettata a sovranità nazionali». Ma la storia, per il governo, prese una piega diversa e questa condizionò lo status di Trieste. «Il radicale mutamento della situazione politica mondiale - continua la Dassù - impedì tuttavia di dare applicazione alle clausole del Trattato di pace del ’47 relative alla costituzione del Tlt. Anche per la conseguente impossibilità di nominare il governatore, nomina da cui discendeva necessariamente l’applicabilità dello Statuto del Territorio, questo non vide mai la luce e i territori in esso inclusi vennero amministrati per quanto riguarda la Zona B da un governo militare jugoslavo, e per la “A” da un governo militare anglo-americano. Per risolvere tale situazione che doveva intendersi temporanea, Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia e Jugoslavia conclusero nell’ottobre ’54 il Memorandum di Londra». Con esso si riconoscevano le amministrazioni italiana e jugoslava sulla Zona A e la Zona B.

«Il Memorandum - recita la risposta a Prodani - ha modificato tutte le norme del Trattato di pace attinenti al Territorio libero di Trieste... e ha rispettato pienamente l’Articolo 41 della Convenzione di Vienna del 1969 sul diritto dei trattati internazionali». Come anche, per il governo italiano, il Trattato di Osimo del 1975. Con il quale «tutte le ambiguità esistenti nel Memorandum sono state definitivamente risolte». Di tutti questi passi Roma ha informato “controparti” e Onu, non ricevendo obiezioni. Partita chiusa.

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