Il governo croato sull’orlo della crisi: il premier resta solo

Dopo il siluramento dei tre ministri di Most la maggioranza si sfalda. Sfiducia Hdz anche per il presidente del Sabor
Lasorte Trieste 15/09/10 - Zagabria, Croazia,
Lasorte Trieste 15/09/10 - Zagabria, Croazia,

ZAGABRIA. In Croazia oramai siamo al tutti contro tutti. Il caos politico imperversa nella capitale dopo che il premier, Andrej Plenkovic ha “licenziato”il ministro degli Interni, Vlaho Orepic, quello della Giustizia, Ante Šprlje e dell’Energia, Slaven Doborvic (tutti e tre del partner di governo Most), rei di non aver voluto appoggiare il collega alle Finanze, Zdravko Maric (Hdz) su cui è piovuta una mozione di sfiducia promossa dalla Sdp (socialdemocratici), principale partito di opposizione, per un conflitto di interessi legato alla soluzione della crisi dell’azienda Agrokor (Mari„ è stato direttore per la strategia e il mercato dei capitali della stessa Agrokor ndr.).

Dopo il plateale siluramento dei tre ministri, avvenuto praticamente in diretta tv, il premier Plenkovic ha sostenuto di avere lo stesso i numeri in Parlamento per continuare a guidare il Paese. E si è recato, come nulla fosse, al vertice di Bruxelles sulla Brexit. Al suo ritorno in patria però il “paesaggio” politico era mutato. E di parecchio. Innanzitutto secondo la Costituzione croata il premier non può “licenziare” i suoi ministri senza l’assenso del presidente del Parlamento, in questo caso Božo Petrov, leader di Most.

Petrov che ha in qualche modo disinnescato la crisi costituzionale annunciando che Most non fa più parte della coalizione di governo, annunciando le dimissioni di tutti i suoi ministri. Ma l’affare è ancora più complesso, una vera e propria lotta a colpi di mozioni e contro mozioni. L’Accadizeta, infatti, partito del premier, ha iniziato la raccolta di firme tra i deputati del Sabor (Parlamento) per presentare già oggi una mozione di sfiducia a Petrov. Ne servono 40 e, a detta dell’Hdz, ce ne sarebbero già 79. E tra queste anche le otto firme dei deputati delle minoranza, seggi su cui contava Plenkovi„ per resistere in Parlamento assieme a quelli di alcune formazioni politiche minori comunque vicine alla destra. Tra i firmatari ci sono anche deputati del centrosinistra tra cui il leader del Partito popolare, Ivan Vrdoljak. L’Accadizeta ha anche indicato il nome del nuovo presidente del Sabor in quello di Gordan Jadronkovic.

Most, dunque, sfida Plenkovic e l’Hdz a dimostrare al Sabor di avere i numeri per guidare ancora il governo. Una missione praticamente e “matematicamente” impossibile per quello che potremo già definire ex primo ministro. Così alla Croazia si spalanca davanti lo scenario di possibili nuove elezioni e sarebbero le terze in poco più di un anno e mezzo. Difficile pensare, infatti, nella creazione di un governo di solidarietà nazionale, o meglio, nella “grosse koalition” tra Hdz e Sdp anche perché il prossimo 21 maggio si terranno nel Paese le elezioni locali e, quindi, in piena campagna elettorale è quasi impossibile che i due principali partiti del Paese (Hdz e Sdp) trovino la quadra per formare un esecutivo.

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Come se non bastasse, ad acuire una situazione già incandescente ci ha pensato ancora Plnekovic che, oltre ai tre ministri, ha fatto fuori tutti i sottosegretari in carico a Most, sostituendoli con altrettanti rappresentanti dell’Accadizeta. Ma non finisce qui. Nella riunione telefonica del governo di venerdì scorso il premier ha “licenziato” anche l’ultimo ministro superstite di Most al governo, più precisamente il responsabile del dicastero della Pubblica amministrazione, Ivan Kovacic che era assente alla riunione di governo dei lunghi coltelli quando il premier ha silurato i primi tre ministri di Most.

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