Il governo boccia la legge della Regione Fvg sul fine vita

Il Consiglio dei ministri impugna la norma che introduce le “Dat”: «Invade la competenza statale». L’assessore regionale alla Sanità Maria Sandra Telesca: «Resisteremo»

TRIESTE. Era stata la prima Regione in Italia a dotarsi di una norma sul testamento biologico. Adesso, il Fvg, è anche la prima a cui, quella legge, l’hanno bocciata. E sonoramente.

La doccia fredda, per Serracchiani & co., arriva direttamente da Roma, dal Consiglio dei ministri. Che, inaspettatamente ha cassato la legge regionale n. 4 del 13/03/2015, «Istituzione del registro regionale per le libere dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (Dat) e disposizioni per favorire la raccolta delle volontà di donazione degli organi e dei tessuti». Un provvedimento che, figlio indiretto del caso Englaro, aveva sollevato all’epoca un polverone in aula, col centrodestra, infarcito di cattolico timore, a fare quadrato contro la legge e alcuni suoi esponenti ad abbandonare l’aula prima del voto, convinti della possibile incostituzionalità del dettato legislativo.

Stavolta ci hanno azzeccato. Secondo i rilievi mossi dall’esecutivo, infatti, la legge in oggetto «invade la competenza esclusiva dello Stato sia in materia di ordinamento civile di cui all’art. 117, secondo comma, lett. l), della Costituzione, sia in materia di tutela della salute, i cui principi fondamentali sono riservati alla legislazione statale, ai sensi dell’art. 117, terzo comma, Cost».

Insomma, una stroncatura su tutta la linea che certo solleverà dibattiti animati all’interno dello stesso Pd. Ma tant’è, e piazza Oberdan, pur leccandosi le ferite, promette battaglia.

«Rivendichiamo di aver posto il tema anche all’attenzione nazionale, vorremmo essere di sprone a un’iniziativa parlamentare, e dunque resisteremo all’impugnazione. Nel merito, i principi espressi dalla legge ci appaiono di grande rilievo sociale». Questa la replica dell’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca, commentando l’impugnazione da parte del governo .

«La legge - continua la Telesca - forse può avere dei punti di debolezza, anche se per noi ha una valenza solo amministrativa. Il Consiglio regionale ha ritenuto comunque importante far valere la sua potestà».

Un passo indietro. Istituendo ufficialmente un registro regionale, in cui doveva essere possibile rendere note anche le proprie volontà per la donazione degli organi, al cittadino veniva data facoltà di essere sottoposto o meno a trattamenti sanitari in caso di malattia o lesioni che comportino una perdita di coscienza permanente e irreversibile «secondo i protocolli scientifici a livello internazionale».

Tali informazioni, dovevano essere riportate su un atto firmato e autenticato, e poi raccolte in una banca dati regionale e sulla tessera sanitaria personale. Tutto fermo, congelato in attesa di futuri, non prevedibili in termini di tempo, scontri romani. Nell’attesa, meglio cercare di star bene...

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