Il governatore: "Punto su Antonionecandidato sindaco a Trieste"

Tondo si sbilancia dopo il sì a Marina Monassi alla presidenza del Porto. Dipiazza: "Arrabbiato con il partito"
TRIESTE.
L’uomo del monte ha detto sì. Sì a Roberto Antonione - all’unto dal Cavaliere - candidato sindaco del suo partito. E questo in barba all’armata camberiana, che ”il suo” - l’avallo istituzionale sul ritorno di Marina Monassi in Porto - l’ha evidentemente già (appena) avuto. Lo schietto montanaro Renzo Tondo - grande ufficiale di collegamento, dall’alto della sua poltrona di governatore del Friuli Venezia Giulia, tra Arcore e Trieste - sceglie proprio l’intervista tv di Capodanno, che Rai Regione riserva al presidente della Regione, per lasciare il segno nel dibattito interno al Pdl locale. Il primo, pesantissimo, segno del 2011.


«Sarei felice - parole di Tondo - se alla fine fosse Antonione il candidato sindaco di Trieste per il Pdl». Ma non è finita qui. Ai botti politici del nuovo anno partecipa subito, poche ore dopo il governatore, anche il sindaco uscente. Dopo aver urlato nelle ultime ore del 2010 che mai correrebbe per la Provincia - se l’augurava invece Sergio Dressi da erede di Menia come vicecoordinatore regionale del Pdl - Roberto Dipiazza lascia la patina diplomatica sul tavolo di San Silvestro e ammette al Piccolo di essere incazzato. Con chi? Niente nomi ma una sigla. Il Pdl, il suo partito. Che in tempi non sospetti s’era impegnato - come sostengono in molti - a far traslocare Dipiazza dal Municipio all’Authority.


L’INTERVISTA
Ma andiamo per ordine cronologico. Il fuoco alle polveri lo dà appunto Renzo Tondo, davanti alle telecamere Rai. È passata una settimana dalla lettera che lui ha spedito al ministro Matteoli con il placet da presidente della Regione, come richiede la legge, all’indicazione di Monassi per la presidenza dell’Autorità portuale. Una scelta - nonostante, sempre in molti, provassero in questo dicembre a tirarlo per la giacca sventolandogli in faccia la faccia di Dipiazza - che Tondo motiva come ineccepibile spiegando che la camberiana di ferro era stata «candidata all’unanimità dalla Camera di commercio, cioè da tutte le categorie economiche della citta».


Detto questo, il governatore chiarisce che ora i camberiani potrebbero anche non fare il pieno - ovvero l’abbinata Comune-Porto - lasciando intendere che la sua è comunque una parola che conta. E che il suo ruolo di grande ufficiale di collegamento - sempre in questo dicembre - è stato sollecitato, evidentemente, a 360 gradi. «Penso che alla fine - ecco il passaggio chiave dell’intervista di Tondo - pur con difficoltà il candidato sindaco per la città di Trieste possa essere Antonione. E io sarei soddisfatto».


LE REAZIONI
Anno nuovo, vecchio stile. Giulio Camber conferma il suo low profile e rimane irrintracciabile. Non si tira indietro, invece, e perché mai dovrebbe farlo, Roberto Antonione. Il quale fa capire che, secondo lui, l’outing di Tondo inciderà nella resa dei conti interna al partito in vista della scelta del cavallo sul quale puntare nella corsa per il dopo-Dipiazza.


«Mi fa piacere - esordisce Antonione - che Tondo, con cui mi lega una stima reciproca datata, fin dai tempi in cui ero io presidente della Regione e lui faceva l’assessore, si sia espresso con una simile chiarezza. A me l’aveva già detto, e l’aveva detto pure a Berlusconi. È un passaggio che esplicita per noi cose note, ma che dà un sostegno pubblico importante a questa mia candidatura. Non è Tondo che prende la decisione finale, ma la sua figura, sia istituzionalmente che politicamente, anche come riferimento per le questioni di Trieste, nel Pdl ha un peso molto rilevante».


E la difesa, del presidente della Regione, della sua scelta per il Porto? È un colpo alla botte dopo quello dato al cerchio? «Per niente - replica Antonione - mi riconosco nel passaggio in cui Tondo ribadisce che la Monassi era un nome che rispettava l’unanimità delle categorie economiche. Il Porto, d’altronde, non ha la funzione di volano dell’economia e dello sviluppo di questa città?». Ok, e adesso? Adesso - chiosa Antonione - mi aspetto un approfondimento sul candidato sindaco, sereno, all’interno del partito».


LO SFOGO
Un approfondimento a cui Dipiazza, che anche i muri etichettano come il grande deluso di questi ultimi giochi di palazzo, lascia intendere di non avere la minima intenzione di prendere parte. «Il candidato sindaco - sospira colui che, ancora oggi, è il coordinatore regionale Enti locali del Pdl - esce da una scelta politica. Troveranno sicuramente la soluzione». Troveranno e non troveremo? Così è. «Non entro nel merito - chiude Dipiazza - sono piuttosto incazzato col partito».


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