Il giudice reintegra i 4 operai licenziati

Disposto il ritorno in cantiere: «Il licenziamento era illegittimo». Stabilita la retribuzione dei mesi perduti
Di Laura Borsani
Bonaventura Monfalcone-06.10.2016 Cerimonia per i morti e invalidi sul lavoro-Fincantieri-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-06.10.2016 Cerimonia per i morti e invalidi sul lavoro-Fincantieri-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Ritorno allo stabilimento navale di Panzano per i quattro operai, un saldatore e tre carpentieri, che erano stati licenziati poichè «scoperti a dormire», o comunque in sospensione lavorativa, durante il turno notturno, alla Salderia B, al di fuori della pausa consentita. Lo ha stabilito il giudice del lavoro del Tribunale di Gorizia, Barbara Gallo, che ha disposto il reintegro immediato di tutti e quattro i dipendenti. La decisione è scaturita l’altro ieri pomeriggio, quando sono state depositate le ordinanze, distinte ma di fatto omologhe.

Il giudice ha accolto pertanto i ricorsi presentati dai lavoratori che avevano impugnato il licenziamento deciso dall’azienda. Il fatto dal quale erano scaturiti i provvedimenti di interruzione del rapporto professionale per giusta causa da parte dell’azienda, risale alla notte tra il 14 e il 15 settembre scorsi, durante il turno di lavoro che iniziava dalle 22 e terminava alle 6, a fronte di 8 ore complessive. Il giudice ha accertato l’«illegittimità» dei licenziamenti procedendo con l’ordine di ripristino delle rispettive mansioni professionali ricoperte in cantiere. Ha inoltre imposto all’azienda di «rifondere» ai dipendenti le spettanze retributive e assicurative in ordine alla mancata attività lavorativa. In particolare, ha condannato l’azienda a «ricostruire le posizioni assicurative e contributive», nonchè a corrispondere le retribuzioni globali, a copertura delle giornate lavorative non effettuate, quindi a partire dal momento del licenziamento fino alla effettiva reintegrazione sul posto di lavoro. Spese legali a carico dell’azienda.

L’evento, alla luce di una ricostruzione non accertabile obbiettivamente (si parla di carenza probatoria), è da ricondursi a condotte piuttosto punibili con «sanzioni conservative», non dunque alla misura drastica del licenziamento. Il magistrato fa riferimento al Contratto collettivo nazionale del lavoro, osservato da Fincantieri, che stabilisce espressamente una sanzione conservativa, come una ammonizione scritta, una multa, una sospensione, per chi abbandona il proprio posto di lavoro senza giustificato motivo. Ciò significa - si evince dalle ordinanze - che le parti sociali hanno inteso considerare questo comportamento rilevante dal punto di vista disciplinare, ma non così grave da giustificare una sanzione più incisiva della sospensione, considerato che l’attività lavorativa in questione non è soggetta a obblighi di custodia, sorveglianza, vigilanza legati a motivi di sicurezza.

Inoltre, sempre secondo il giudice, l’azienda ha applicato misure diverse tra i quattro dipendenti licenziati e altri lavoratori presenti quella notte “incriminata”, per i quali invece sono stati disposti provvedimenti di minore entità. Insomma, un approccio «ingiustificato», essendo difficile comprendere l’assunzione di provvedimenti diversificati.

Il quadro complessivo considerato dal giudice sta sostanzialmente in questi termini: viene rilevato comunque l’«abbandono consapevole e inescusabile del posto di lavoro», ma anche l’assenza di comportamenti recidivi da parte dei lavoratori in questione, come pure il fatto che «non vi è stato un inadempimento fonte di situazioni di rischio». Viene ancora rilevato che la contrattazione collettiva prevede espressamente per l’abbandono del posto di lavoro sanzioni conservative e che per i quattro dipendenti sarebbe dovuto venire applicato lo stesso provvedimento assunto per gli altri dipendenti sospesi.

Soddisfazione è stata espressa dai rispettivi legali difensori dei lavoratori, gli avvocati Emanuela Tortora, Michele Latino Quartarone e Sascha Kristancin, Carlo Ferrara e Luigi Portelli, tutti del foro di Gorizia, nonchè gli avvocati Matteo Belli e Francesca Marchetti del foro di Trieste. L’avvocato Tortora ha commentato: «È un’enorme soddisfazione, il giudice ha riconosciuto l’inadeguatezza della misura del licenziamento a carico del mio assistito, mai peraltro soggetto a provvedimenti di sorta nei suoi lunghi anni di lavoro in cantiere».

Soddisfazione anche per gli avvocati Ferrara e Portelli, così come per il legale Latino Quartarone: «Siamo molto contenti, è stata accolta la nostra tesi difensiva». L’avvocato Belli ha spiegato: «È stata una strategia difensiva condivisa. La soluzione stabilita dal giudice è corretta dal punto di vista giuridico».

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