Il gioco proposto all’asilo finisce nella bufera

Prevede che i bambini e le bambine «nominino i genitali» e si scambino i vestiti Punta a favorire il rispetto tra i generi. Ma un gruppo di genitori protesta
bambini mentre giocano all'asilo in un'immagine di archivio
bambini mentre giocano all'asilo in un'immagine di archivio

Finisce nell’occhio del ciclone il “Gioco del rispetto - Pari e dispari”. È un progetto al quale ha aderito il Comune di Trieste che verrà proposto ai bambini di 45 scuole dell’infanzia di Trieste e che mira, come si legge sull’opuscolo informativo, «a verificare le conoscenze e le credenze di bambini e bambine su cosa significa essere maschi o femmine, a rilevare la presenza di stereotipi di genere e ad attuare un primo intervento che permetta loro di esplicitare e riorganizzare i loro pensieri, offrendo ai bambini anche un punto di vista alternativo rispetto a quello tradizionale».

A far saltare sulla sedia alcuni genitori sono i giochi proposti nel progetto e alcune frasi riportate nelle schede di gioco contenute nel kit distribuito negli istituti che hanno aderito all’iniziativa e che forniscono alle insegnanti indicazioni su come svolgere i giochi stessi. Uno di questi prevede che la maestra, dopo aver fatto fare ai piccoli alunni un po’ di attività fisica, faccia notare che le sensazioni e le percezioni provate dai piccini sono uguali. «Per rinforzare questa sensazione - si legge nel manuale a disposizione delle insegnanti - i bambini/e possono esplorare i corpi dei loro compagni, ascoltare il battito del cuore a vicenda o il respiro». «Ovviamente - si legge ancora - i bambini possono riconoscere che ci sono differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell’area genitale». Le ideatrici del progetto rilevano quanto sia «importante confermare loro che maschi e femmine sono diversi in questo aspetto e nominare senza timore i genitali maschili e femminili» spiegando che tali differenze non condizionano il modo di sentire, provare emozioni, comportarsi con altri. Tra i giochi proposti c’è pure quello del “Se fossi” durante il quale i bambini utilizzando dei costumi si travestono. «I bambini e le bambine - scrivono le schede informative - potranno indossare dei vestiti diversi dal loro genere di appartenenza e giocare così abbigliati».

Alcune delle carte presenti nel kit finito nell'occhio del ciclone
Alcune delle carte presenti nel kit finito nell'occhio del ciclone

Un modo di giocare, quello proposto, per nulla gradito ad alcuni genitori che si sono rivolti ai coordinatori per chiedere spiegazioni. Tra loro alcuni padri e madri che prendono parte alle iniziative delle Sentinelle in Piedi.

«Ognuno di noi - sostengono i genitori che hanno sollevato il caso - ha scoperto da bambino a modo suo, a piccoli passi e in modo naturale, la differenza tra uomo e donna. Non si capisce per quale motivo e senza l’assenso dei genitori serva intervenire con dei giochi ad hoc addirittura in asilo». La questione del “Gioco del rispetto” ha trovato ampio spazio nelle ultime edizioni di Vita Nuova. «C’è il tentativo, occultato ma evidente, - scrive Silvio Brachetta sul settimanale della Diocesi di Trieste - non tanto di insegnare il rispetto tra le persone, ma d’indurre la nota “ideologia del gender”, che prevede l’assoluta libertà di scegliersi il sesso a capriccio». «A sfogliare, e a leggere, il libretto del “Gioco del rispetto”, c’è da restare allibiti - sostiene sempre sulle pagine del settimanale cattolico il padre di un piccolo alunno - Il progetto viene presentato con finta trasparenza ai genitori mediante generici avvisi affissi nelle bacheche che introducono il tutto parlando di “sensibilizzazione contro la violenza sulle donne”, come se un bambino di 4 o 5 anni potesse essere un mostro, un picchiatore o uno stupratore». Il genitore evidenzia pure come il progetto in questione non fosse stato inserito nel Pof, il Piano di offerta formativa.

A rassicurare i genitori sulla validità di un simile progetto interviene Filippo Nicolini, psicoterapeuta membro della Società italiana di sessuologia clinica. «Credo che il “Gioco” possa indurre il bambino ad avere orizzonti più ampi ed è corretto intervenire sui bambini così piccoli perché è proprio in questa fase della loro vita che stanno vivendo un periodo di riconoscimento dell’identità sessuale». E ancora: «È bene far comprendere ai piccoli che bambini e bambine sono fisicamente diversi ma che hanno le stesse potenzialità, Equilibrare i messaggi che vengono dati loro dalla società, fornisce visioni più ampie». Nicolini reputa però fondamentale «eliminare gli stereotipi che possono essere presenti nelle maestre». «Prima va fatto un buon lavoro su chi interagisce in questo progetto con i bambini, sul sistema non verbale di questi giochi - sottolinea lo psicoterapeuta - perché i più piccoli colgono tutto: toni di voce, atteggiamenti, sguardi, ogni sfumatura».

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