Il giallo di Trieste, il messaggio che Liliana mandò a Sterpin il giorno prima di sparire: «A domani, amore mio»

Il messaggio il giorno prima della scomparsa, mentre era alle terme col marito, un dettaglio che rafforza le convinzioni (non provate) di chi non crede al suicidio
Laura Tonero

TRIESTE. «In relax pensando a domani, amore mio». Un messaggio inviato da Liliana a Claudio Sterpin alle 12.56 del 13 dicembre, il giorno prima della sua scomparsa, rinforza la posizione di chi non crede all’ipotesi che la 63enne si sia tolta la vita. Come può una persona scrivere un messaggio di quel tenore e poi, il mattino seguente, decidere di suicidarsi in quella maniera così macchinosa da richiedere quantomeno una sorta di organizzazione e certamente una premeditazione? Liliana mentre inviava quel messaggio si trovava alle terme, in Slovenia, assieme al marito. Tra una sauna e bagno turco, sdraiata sul lettino, emerge dunque stesse pensando all’amico Claudio e al loro appuntamento già fissato per il giorno successivo.

«Per noi erano giornate importati – ricorda l’uomo – perché dovevamo anche parlare di quel fine settimana che avevamo in programma di fare insieme, e invece è andato tutto a catafascio». Sterpin mostra anche la foto di un bigliettino che recitava “ti voglio bene”, e che Liliana aveva fotografato. «Tra un messaggio e l’altro, ci mandavamo spesso la foto di quel bigliettino – riferisce – perché tra noi non serviva aggiungere altro».

Convinto che quanto emerso dalla memoria dei telefoni cellulari della donna, rafforzi la sua idea che Liliana non si sia suicidata, il fratello Sergio, nel corso dell’ultima puntata della trasmissione “Chi l’ha visto? ”, ha sollevato un altro punto: quello relativo alle immagini delle videocamere che avrebbero ripreso la donna prima mentre passa in via Damiano Chiesa, e poi in piazzale Gioberti. «A noi familiari non sono stati fatti vedere quei fotogrammi – ha sottolineato –: se sono le sue ultime immagini le vogliamo vedere». Nicodemo Gentile, avvocato di Sergio Resinovich e presidente dell’associazione Penelope, riferisce come «da parte del mio assistito ci sia la massima disponibilità a fare il riconoscimento di quelle immagini, se è necessario. Sottolineando la nostra massima fiducia nell’operato della Procura e degli investigatori, ora attendiamo anche i risultati delle analisi sui pc e sul tablet, della medicina legale e poi ci potremo confrontare con un quadro più completo».

Il legale, infine – facendo riferimento al fatto che l’analisi sui cellulari della donna avrebbe evidenziato che l’applicazione contapassi quella mattina avrebbe registrato un percorso di 7 metri, 11 passi –, sottolinea «l’importanza di fare un confronto tra l’orario in cui si attiva il contapassi e quello in cui le telecamere riprendono Liliana». Per Gentile «il dato di quella applicazione è neutro fino che non viene messo a confronto con altri orari che dettagliano quella mattina». «Se il contapassi – sostiene – dovesse aver registrato un movimento dopo il passaggio di Liliana davanti alle videocamere, allora quell’elemento diventa di estrema importanza»

Riproduzione riservata © Il Piccolo