Il giallo di Opicina: «Aldo non aveva nemici né debiti»

TRIESTE. L’esito dell’autopsia sul cadavere potrebbe essere reso noto nei prossimi giorni, se non addirittura in queste ore. Nel frattempo l’omicidio del settantacinquenne Aldo Carli, su cui indaga la polizia con il coordinamento del pm Federico Frezza, resta avvolto da una coltre di mistero.
L’uomo, un ex gioielliere, è stato trovato morto lo scorso mercoledì mattina poco dopo le otto nella sua villa di via del Refosco, a Opicina, riverso sul retro del giardino. Il braccio era allungato sulla testa e un rivolo di sangue scendeva dalla bocca. Probabilmente è stato trascinato dagli assassini.
La scientifica di Trieste e di Padova ha rinvenuto i segni di una corda sui polsi e sul collo della vittima. Probabilmente il settantacinquenne è stato legato. Ma non si sa se è stato questo a provocarne il decesso. Sarà l’esame autoptico a stabilirlo.
Man mano che passano i giorni, i dubbi attorno al delitto continuano a infittirsi. Soprattutto sul movente, oltre che sulle reali cause della morte. Dal pianterreno della villa, messo a soqquadro presumibilmente dai malviventi, cioè da chi si è introdotto nell’abitazione, non sembra essere stato rubato alcunché: un aspetto che, se dimostrato, escluderebbe la strada della rapina finita male. La moglie, la sessantaduenne Zdenka Poh, dal canto suo afferma di non essersi accorta di nulla. Durante il blitz degli assassini dormiva al piano superiore della villa; non avrebbero sentito niente né lei né il cane. Così, almeno, secondo la deposizione resa dalla donna agli investigatori. Che motivo avevano allora i malviventi per entrare in quella casa e legare la vittima? E, per giunta, tentare di soffocare con un cuscino anche la mamma di Aldo Carli, una novantaquattrenne non vedente? Gli assassini cercavano qualcosa in quella abitazione, non di certo la più allettante tra quelle della zona? L’ex gioielliere aveva qualche conto in sospeso ? C’erano soldi di mezzo?
«Aldo era una brava persona - afferma uno dei familiari che domanda l’anonimato - non ci risulta avesse problemi con qualcuno. Né tanto meno debiti o altro collegati alla sua vecchia professione. Aldo era benvoluto. Tutti noi, in famiglia, non capiamo perché i criminali abbiano scelto proprio quella casa. Forse davvero chi è entrato quella mattina cercava qualcosa in particolare. Ma non sappiamo cosa. Tutto è molto strano».
Non si esclude però che gli inquirenti siano riusciti a imboccare una pista investigativa specifica: si tratterebbe di un’auto e di alcune persone notate in zona dai vicini nei giorni antecedenti il delitto. Sarebbero state viste parcheggiare ed entrare nella abitazione in cui è avvenuto il delitto. Sempre gli stessi e più volte. Sono ipotesi al vaglio della polizia.
La scientifica di Trieste e quella di Padova hanno setacciato anche l’area boschiva che circonda l’edificio: soprattutto il sentiero che costeggia la casa. Una possibile via di fuga degli assassini. Le indagini si muovono comunque ad ampio raggio, in particolare sulla rete di conoscenti di Aldo.
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