Il giallo di Lilly, un anno fa la scoperta del corpo: il mistero è ancora nascosto nel bosco
Il 5 gennaio 2022 l’indagine aperta per sequestro di persona
TRIESTE. Sono passate da poco le cinque del pomeriggio quando inizia a diffondersi la voce del ritrovamento di un corpo nella boscaglia dell’ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni, a una trentina di metri in linea d’aria da via Weiss. La zona è battuta dalle squadre impegnate nelle ricerche di Liliana Resinovich.
È il 5 gennaio di un anno fa. «Sì, è lei...», dicono le prime fonti investigative, anche se ci vorranno sei giorni per l’ufficializzazione del medico legale che esegue l’autopsia, il dottor Fulvio Costantinides. Lilly, sparita da casa il 14 dicembre, è già un caso nazionale, con il marito Sebastiano Visintin che appare in tv un po’ ovunque.
È un pomeriggio umido, ma non fa particolarmente freddo. Le temperature sono molto simili a quelle di questi giorni di inizio gennaio. Alle cinque è già quasi buio e ci vogliono i fari dei Vigili del fuoco per illuminare la scena. Una scena che appare a tutti gli effetti come quella di un crimine. La donna, rannicchiata per terra in posizione fetale sul lato sinistro, è infilata in due sacchi neri, uno alle gambe e l’altro al busto, a scoprire la parte lombare e il fondo schiena. Indossa jeans scuri, un giubbotto grigio e scarpe nere. Gli abiti bagnati, ma in ordine.
La testa è avvolta in due sottili sacchetti di nylon, gli stessi che si usano al supermercato per la frutta e la verdura, chiusi – ma non stretti – da un cordino legato con un nodo “piano”, così viene chiamato dagli esperti. Un particolare, questo, tutt’altro che trascurabile: il “piano” non è il nodo che si fa abitualmente quando si lega qualcosa. Ci vuole attenzione per unire le estremità del laccio, visto che i lembi seguono il senso inverso da un nodo “semplice”. Liliana avrebbe avuto un’accortezza del genere infilandosi i sacchi? O è casuale?
Sul posto, dopo le cinque, arriveranno anche Squadra mobile, la Polizia scientifica e il pm Maddalena Chergia. Sul lato opposto, in via Weiss, i giornalisti tenuti a distanza. Ma Sebastiano Visintin non c’è. È proprio un cronista ad allertarlo della scoperta di un corpo. Il marito, quando riceve la telefonata, non appare in apprensione. Risponde che lui, in quel momento, è impegnato a fare le interviste con le tv.
Visintin appare dopo un po’ a bordo di un Suv, accompagnato da altre due persone. Appena raggiunge la zona viene immediatamente circondato dai giornalisti. L’intervista è ancora visibile in rete.
In quel momento il lavoro degli investigatori e del medico legale Costantinides, per i primi rilievi sul cadavere, deve ancora cominciare. E dura ore. Per facilitarlo, i Vigili del fuoco abbattono parte della vegetazione circostante. Che in quel punto, raggiungibile da un piccolo sentiero che si imbocca dalla recinzione che separa il bosco dalla strada, è fitta: alberi, rovi, fogliame.
Ma il corpo è intatto. Gli abiti puliti. E pure la suola delle scarpe, che dovrebbe risultare almeno un po’ infangata, nell’ipotesi che Liliana si fosse incamminata da sola in quel punto. La perizia botanica sulla suola ha rinvenuto solo qualche residuo, compatibile con la vegetazione attorno.
Ma ci sono altri particolari quantomeno strani, che si faranno via via contraddittori, misteriosi, mano a mano che le indagini proseguono. I sacchi sono praticamente intonsi, conservano le pieghe del confezionamento. Anche il cadavere di Lilly, va ripetuto, è in ordine. Possibile per un corpo lasciato nel bosco, con gli animali selvatici che imperversano? I cinghiali, ad esempio. Le loro tracce, a cominciare dalle buche a terra, sono un po’ dappertutto. Si sarebbero accaniti su quel corpo. Lo avrebbero dilaniato. I sacchi sarebbero stati strappati.
Strano, davvero strano. Tanto più, come emergerà dall’autopsia (che non rileva segni di decomposizione avanzata), che la morte viene fatta risalire a una data circoscrivibile entro le quarantottore dal ritrovamento. Il che significa, grossomodo, 3 gennaio. Ma Liliana è scomparsa il 14 dicembre. Dove è stata per tre settimane? Cosa le è successo? Si è nascosta per poi suicidarsi? O invece è stata segregata e poi uccisa? L’indagine, tutt’ora aperta per sequestro di persona, non ha portato risposte. Non ancora.
Il bosco non parla. Ma qualcosa ha rivelato: Liliana non era lì per tre settimane. E oggi, a distanza di un anno, c’è ancora il nastro che delimita la zona dove giaceva Lilly. A dirci cosa?
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