Il giallo della lettera di scuse ai familiari

Smentita dalla sorella la missiva con cui l’investitore avrebbe manifestato pentimento
Il luogo dell'incidente a Gradisca
Il luogo dell'incidente a Gradisca

GRADISCA. Massimiliano Cesari adesso è un uomo distrutto: la morte di Valentina dopo due settimane di agonia gli ha fatto piombare addosso all’improvviso tutto il peso di un comportamento assurdo, frutto della paura e dell’incoscienza.

Secondo il suo legale, l’avvocato Renzo Pecorella, durante l’agonia di “Vale” avrebbe anche scritto una lettera ai familiari della povera ragazza per esprimere loro pentimento, dolore e solidarietà umana. E la sua disperazione per quanto avvenuto. Ma dalla famiglia è arrivata una smentita: «Mai vista quella lettera».

In un primo momento, afferma il suo legale, il trattorista marianese 33enne non si era reso conto della gravità dell’investimento. O forse non aveva voluto rendersene conto. Forse nemmeno in un secondo tempo: quando si è visto costretto a presentarsi alla polizia è stato solo per la testimonianza dell’amico che stava a suo fianco sulla vettura. La piena consapevolezza di ciò che aveva fatto l’ha avuta solo quando si è reso conto che le condizioni di “Vale” erano tali da non dare speranze. Ma ora, con la morte della giovane gradiscana e con l’eco che questa vicenda ha avuto in tutto l’Isontino, ha realizzato che quanto accaduto quel 17 novembre a Gradisca peserà su di lui come un macigno, sia dal punto di vista giudiziario che esistenziale. In pochi attimi la sua vita ha subìto una svolta. Senza possibilità di ritorno.

Valentina si è arresa. Gradisca sgomenta
Valentina Pugliese

Ora Cesari, afferma il suo legale, si rende perfettamente conto dell’abnormità di quanto ha causato.

«Cesari ha ormai assunto coscienza di ciò che ha fatto. Ed è un peso che sta portando con grande difficoltà. È una persona già provata da una cardiopatia che gli ha imposto l’impianto di un pace maker già alla sua età relativamente giovane».

Ora per Massimiliano Cesari si aprirà quindi una lunga fase giudiziaria che gli condizionerà la vita. Certo non potrà più a lavorare come trattorista, dovrà concentrare tutte le sue forze per ricostruirsi un’esistenza quasi normale e convivere con quell’incubo che lo accompagnerà per anni: l’aver spento per sempre il sorriso di “Vale”, una ragazza piena di vita che non meritava certo una fine così tragica, quella sera di novembre in un parcheggio, sotto la pioggia.(f.m.)

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