Il giallo dei sei racconti di Svevo di cui parlava Anita Pittoni

Nell’archivio dell’intellettuale triestina i manoscritti di alcune novelle inedite, in seguito andate disperse. E ora dove sono?

Biglietti, lettere, appunti, qualche libro. La storia letteraria si fa con gli indizi e ogni tassello è a suo modo importante. Ma se, all’improvviso, saltassero fuori ben sei novelle inedite di Svevo? La non-notizia è quasi più ghiotta delle notizie.

Nei documenti recentemente pubblicati a corredo del “Diario 1944-1945” di Anita Pittoni da Simone Volpato Studio Bibliografico si trova un dattiloscritto che elenca i fondi di documenti presenti nell’archivio del Centro di Studi Triestini che, fra il 1963 e il ‘66, la stessa Pittoni si sforzava di istituire dedicandolo alla memoria di Giani Stuparich. Fra manoscritti autografi di Saba, Giotti, Bolaffio, Carlo Stuparich, Benco, Voghera, Magris e altri si trova anche una sezione dedicata a Svevo, nella quale risultano in possesso del “Centro” ben sette novelle: “L’ignoto venditore di ombrelli”, “Viaggi per lavoro”, “Diario di me stesso”, “La vendita”, “Il funerale del canarino”, “Una burla riuscita” e “Libri falliti” (all’elenco segue la nota: «Ridare a Letizia»).

Un campanello risuona insistente nella testa. Perché di questi sette titoli soltanto uno, quella “Burla riuscita” di cui emerge ora dalle carte di Paul-Henri Michel una redazione inedita, corrisponde a uno scritto noto di Svevo. Gli altri rimandano a testi completamente sconosciuti.

L’ipotesi che nei primi anni ’60 Anita Pittoni fosse in possesso dei manoscritti di sei novelle inedite di Svevo in seguito andate disperse come la gran parte degli altri materiali di questo elenco è quindi concreta.

Certo, si tratta di un piccolo giallo perché a quell’epoca le novelle sveviane erano già uscite per Mondadori da quindici anni (con un contratto in esclusiva che impegnava gli eredi dello scrittore a mettere a disposizione tutti gli scritti inediti in loro possesso) e perché di questi titoli nessuno ha mai sentito parlare né prima né dopo.

E tuttavia fra le carte di Livia Veneziani, vedova dello scrittore, recentemente donate al Museo Sveviano da Marina Cobal Zennaro, si trova il contratto che ella aveva firmato, il 10 ottobre del ’55 con le edizioni dello “Zibaldone” di Anita Pittoni per la pubblicazione di “Diario per la fidanzata” e “Lettera alla moglie”, curato da Giani Stuparich, il quale, vi si legge, aveva anche l’incarico di «trascrivere integralmente a macchina» i manoscritti.

Non si può escludere che, assieme alle lettere, gli eredi avessero affidato a Stuparich anche gli autografi delle novelle che poi sarebbero passati ad Anita Pittoni e quindi dispersi.

(ri.ce.)

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