Il fungo killer mette a rischio i cipressi

È uno dei nemici mortali del cipresso a causare l’ingiallimento prima, l’avvizzimento poi e infine il vero e proprio disseccamento dei rametti di numerosi e imponenti cipressi che in città ornano strade, parchi e camposanto. Un microscopico fungo-killer presente in tutt’Italia, avvistato per la prima volta al Parco della Cascina di Firenze, nell’immediato secondo dopoguerra, che provoca gravissimi danni distruggendo viali e alberature di interesse sia paesaggistico sia storico. A Monfalcone ha intaccato almeno una ventina di cipressi: lungo la strada regionale 14, precisamente all’altezza di via Colombo, al cimitero di via 24 maggio e, seppur in minor misura, perfino al parco della Rimembranza, dove a esser colpiti sono stati solo gli arbusti di recente piantumazione. Lo conferma l’amministrazione comunale, che ha constatato il fenomeno a partire dalla scorsa primavera, come chiarito da Amedeo Zanuttini, dirigente della Manutenzione e servizi tecnici, senza tuttavia rintracciare finora una soluzione adatta, anche in considerazione del divieto esistente in città di spruzzare sostanze chimiche. Provvedimento, cui invece si è recentemente ricorsi a Grado, dove lunedì scorso il cimitero di Valle Le Cove è rimasto per quattro ore chiuso al pubblico per consentire lo spargimento del prodotto fitosanitario sugli alberi, che presentano i medesimi sintomi rispetto a quelli monfalconesi.
A seguito di sollecitazione, comunque, l’ente locale ipotizza un coinvolgimento degli uffici regionali, per capire quale protocollo adottare nel caso in questione. La “malattia”, causata da un fungo deuteromicete melanconiale che tecnicamente si chiama Seiridium cardinale, ma volgarmente è noto come “cancro dei cipressi”, diventa visibile solo quando comincia ad aggredire il fogliame esterno degli alberi, che perdono progressivamente la loro meravigliosa chioma color muschio: prima compaiono delle striature gialle o rossastre, che presto virano sul marron bruciato, e poi restano solo i rametti secchi e avvizziti. Stando agli esperti del verde, il “cancro del cipresso” è stato appurato per la prima volta nel 1928 in Nord America e da allora si è diffuso anche in Nuova Zelanda ed Europa, fino al Belpaese. La malattia può essere trasmessa anche dai coleotteri, ospiti di piante infette, che possono fungere da vettori accidentali.
L’amministrazione comunale (competente l’assessore all’Ambiente Fabio Gon) assicura che «i cipressi malati non saranno tagliati», anche perché l’assenza di una ventina di piante praticamente secolari determinerebbe un radicale cambiamento del profilo urbano, mandando prevedibilmente su tutte le furie i verdi. Inoltre alcune piante sotto attacco si potrebbero dimostrare capaci di arginare l’infezione del fungo auto-rigenerandosi.
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