Il “funerale” delle Province costa più di 227mila euro

Due presidenti, due vice e otto assessori conquistano cinque mesi di “vita” in più per accompagnare la fase di smantellamento degli enti di Trieste e Gorizia
Enrico Gherghetta e Maria Teresa Bassa Poropat
Enrico Gherghetta e Maria Teresa Bassa Poropat

TRIESTE Dal «io lavoro più di prima» di Enrico Gherghetta alla «paghetta del Pd al Pd» di Rodolfo Ziberna passa tutta la stranezza di due Province, Trieste e Gorizia, in odor di funerale che rimangono vive dopo la proroga al primo dicembre, approvata giovedì in aula, delle funzioni politiche prima dell’arrivo di un commissario. Un colpo di coda che costerà da luglio a novembre quasi 228mila euro di indennità per presidenti, assessori e presidenti consiliari e che scatena per questo uno scontro politico tra amministratori in carica e centrodestra: gli uni sottolineano la portata di lavoro per liquidare gli enti in pochi mesi, gli altri tuonano contro lo «spreco di denaro pubblico per delle scatole vuote» che, sottolinea il capogruppo di Fi Riccardo Riccardi, «senza l’emendamento di due giorni fa avrebbero visto decadere il primo luglio gli organi politici».

Quei 228mila euro sono la somma dello stipendio mensile, moltiplicato per cinque, di due presidenti (6.315 euro lordi ciascuno di indennità di funzione), di altrettanti vicepresidenti (3.410) e presidenti del Consiglio (945 euro) e di otto assessori (3.031 euro) dato che a Trieste, fa sapere Maria Teresa Bassa Poropat, alle dimissioni già annunciate di Roberta Tarlao, si sono aggiunte ieri mattina quelle di Adele Pino. «Le due componenti della giunta hanno ritenuto di non avere più specifiche competenze - fa sapere la presidente -, il passo indietro è un gesto apprezzabile». Bassa Poropat aggiunge due ulteriori precisazioni. Tarlao e Pino non verranno sostituite, ma si procederà a una redistribuzione delle deleghe. Quanto alla questione personale (la presidente della Provincia di Trieste è stata eletta in Comune a Trieste), «non si pongono problemi sul doppio incarico per pochi mesi, tenuto anche conto della pausa estiva».

La presidente rimarrà dunque saldamente in sella in Provincia per accompagnare la fase di dismissione. Che, rimarca, sarà tutto fuorché una passeggiata. «Le polemiche sono incomprensibili - spiega pure Gherghetta per Gorizia - dato che, già prima dell’emendamento dell’altro giorno, si prevedeva il commissariamento delle due Province in una data tra inizio ottobre e fine novembre, una finestra nella quale si sarebbero dovute indire eventualmente le elezioni di secondo grado». «La scelta del primo dicembre - sottolinea in particolare Bassa Poropat - è evidentemente dovuta all’attesa per il referendum costituzionale e pure per le modifiche allo statuto regionale. Non a caso i commissari avranno poi quasi un anno di tempo per la parte contabile. Strano che un consigliere regionale non si renda conto di che cosa significa chiudere un ente».

E dunque i due presidenti respingono l’accusa di una norma a favore delle tasche loro e di quelle degli assessori insistendo sulla mole di impegni che li attendono nei prossimi cinque mesi. Bassa Poropat ricorda «i piani di subentro diversi per le singole materie da predisporre da qui all’autunno fino alla programmazione scolastica in programma, d’intesa con la Regione, il primo novembre» e, più in generale, «un’azione che servirà alla stessa Regione per superare inevitabili ostacoli tecnici», mentre Gherghetta si concentra soprattutto sulle risorse da salvaguardare per il territorio: «Il mio compito sarà di gestire al meglio per la comunità i 29 milioni di avanzo e la partita delle partecipate che vale altri 20 milioni. Una cosa è fare un piccolo convegno, un’altra consegnare al commissario la situazione più tranquilla possibile, valorizzare l’enorme patrimonio che trasferiamo e non disperdere 50 milioni. Non avremo modo di annoiarci».

Tutt’altro pensiero quello dell’opposizione. Il forzista Ziberna, già direttore dell’Upi, è il più duro: «Serviva un commissario da subito, questo prolungamento sconcertante è uno scambio di favori tra esponenti del Pd che finiranno col prendere lo stipendio per fare riunioni senza dipendenti e senza deleghe. E non si paragoni questa situazione con quella della Provincia di Pordenone. Alessandro Ciriani è rimasto presidente di un ente che era comunque nel pieno delle sue funzioni».

All’attacco anche Alessandro Colautti (Ncd): «Regalano l’indennità ad alcune persone che, secondo la loro legge, sarebbero decadute a inizio luglio». E pure Renzo Tondo (Ar): «L’abolizione delle Province è solo uno specchietto per le allodole. La conferma di presidenti e assessori del Pd è la dimostrazione che contano solo posti e poltrone».

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