Il frutticoltore di Pisc’anzi in lotta con cinghiali e burocrati

Vincenzo Ferluga, uno degli ultimi superstiti della categoria, vede ogni anno i suoi alberi danneggiati dagli ungulati. «I risarcimenti della Regione? Ridicoli»

TRIESTE

Solo, in perenne lotta contro i cinghiali che, sempre più aggressivi, gli distruggono gli alberi da frutta. E oramai in difficoltà anche nel rapporto con la Regione che, come risarcimento, gli propone quelle che lui definisce «cifre irrisorie e fuori mercato». Vincenzo Ferluga è l’ultimo superstite di una categoria oramai in via di estinzione, quella dei frutticoltori. Da mezzo secolo lavora un appezzamento di terra, situato sopra Roiano, nella zona di Pisc’anzi, dotato di circa 600 piante da frutta, che danno soprattutto susine e amoli, ereditato da uno zio che, prima di lui, faceva lo stesso lavoro. «E con il quale – precisa – imparai questa attività da giovanissimo. Ma quello che sta accadendo da qualche tempo in qua non l’avevo mai visto prima, in mezzo secolo di cura delle mie piante. Oramai – evidenzia Ferluga, oggi 68enne – sono all’ordine del giorno gli attacchi alle mia piante da parte dei cinghiali, che si avvicinano alla città sempre di più, anche perché si moltiplicano a dismisura ed essendo molto numerosi sul territorio, sono di conseguenza costretti a cercare il poco cibo che c’è in giro nel circondario di Trieste, assaltando anche i miei terreni».

Per Ferluga un problema enorme, perché i cinghiali non solo mangiano la frutta, ma abbattono i rami, mordono i tronchi, in certi casi riescono ad abbattere gli alberi più piccoli, pur di raggiungere il loro obiettivo. «Mediamente mi rovinano dai 30 ai 40 alberi all’anno – riprende il frutticoltore – cioè più del 5 per cento del totale, con una diretta conseguenza sulla capacità produttiva che, nei tempi migliori, arrivava a qualche decina di quintali di frutta all’anno».

E qui si innesca il secondo problema di Vincenzo Ferluga: i rapporti con la Regione, ente che dovrebbe provvedere a risarcire i danni. «I guai sono iniziati con l’eliminazione della Provincia – sottolinea –, alla quale era possibile rivolgersi con buone probabilità di essere ascoltati e capiti. Poi, dopo l’eliminazione dell’ente di palazzo Galatti, le competenze in materia sono state assunte dalla Regione. Il primo risultato è stato lo spostamento a Udine degli uffici che dovrebbero assistermi, obbligandomi quindi a continue trasferte. Poi è stato fatto un nuovo regolamento in base al quale il risarcimento, in questi casi, è di 7 euro per ogni albero distrutto, più un euro per le spese di reimpianto. Cifre ridicole – denuncia – al punto che, esasperato, ho proposto alla Regione di provare ad acquistare loro piante da susine e amoli a quei prezzi e di venire a impiantarle al costo di un euro. Gli unici che mi sostengono sono i responsabili dell’Associazione degli agricoltori del Carso, ma non possono essere certo loro a risarcirmi». —



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