Il Friuli Venezia Giulia “strega” la Lonely
Si è lanciato col parapendio in Valcellina, ha guidato una slitta trainata da cani a Tarvisio, si è tuffato nei canyon a Clauzetto, ha fatto rafting alle foci dell’Isonzo. E ha visitato borghi deserti e cenato con conti, percorso sentieri panoramici e vecchie linee di trincea, guidato negli altipiani e guadato un fiume nella steppa.
«Dopo un mese mi pareva di aver già fatto il giro del mondo», racconta Luigi Farrauto (@centochilometri su Twitter), autore della prima guida Lonely Planet (in libreria dall’11 dicembre, domani a Trieste la presentazione) interamente dedicata al Friuli Venezia Giulia. Perché quel «giro del mondo» è la visita alla nostra regione, «girata in lungo e in largo; piccina, ma dalle potenzialità eccezionali».
Turismo Fvg inseguiva da tempo l’obiettivo di far raccontare il territorio in una guida della casa editrice e ha infine centrato il colpo raccogliendo i frutti della collaborazione con il partner italiano, la società torinese Edt. «Il Fvg è una regione che stupisce - racconta Farrauto -. A renderla così particolare è la posizione. A prima vista lontana e isolata, è stata capace di mantenersi autentica e preservare le sue tradizioni, cosa che al giorno d'oggi non solo è rara ma è anche divenuta un fattore molto importante nella scelta di una destinazione, in particolare per il pubblico a cui Lonely Planet si rivolge». E dunque, «sono molteplici le ragioni per le quali un turista dovrebbe scegliere il Fvg: l'incredibile varietà dell'offerta, le piccole distanze, le sorprese che regala a chi “osa” uscire dai tracciati più noti».
Il focus su Trieste? «L’ho trovata una città davvero ricca di umanità. Di storia, ma soprattutto storie. Un posto come il Parco San Giovanni rende il viaggio un'esperienza che arricchisce: c'è tanta umanità da far riconciliare col genere umano. Trieste è una città che ti riporti a casa. Sarà pure scontrosa, ma quella grazia rimane dentro. Ricordi come tracce, pezzi di umanità». Ma Trieste, continua l’autore della guida, «è anche un punto strategico: da sempre le frontiere fanno vibrare forte le corde dell'anima dei viaggiatori. Guardando il golfo da Piazza Unità, tra la laguna e il Carso, il panorama è una vera "invitation au voyage". Un magnetismo a cui è difficile sottrarsi».
Tra i punti di forza Fvg, Farrauto si sofferma sull’enogastronomia: «È un poker d'assi servito sul tavolo di un'osteria. Ciò che più mi ha colpito è stata l'eccellenza. Lo standard qualitativo è un fattore non da poco nella costruzione di un'immagine turistica». Gli assi nella manica? «Ho ricordi gustativi molto forti e chiari, e tutti provengono dal Collio: il prosciutto crudo, il sauvignon e l'aceto di quella zona mi hanno proprio stregato. In ogni caso il mazzo di carte è infinito: che dire dell'olio del Carso, della pitina, degli gnocchi di susine, della jota, o dell'intramontabile frico?».
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