Il Friuli Venezia Giulia dichiara guerra alle nutrie “invadenti”

Già pronte due leggi (una della giunta, l’altra di Piccin) per tutelare l’agricoltura e la sicurezza dei corsi d’acqua

Debellare l’invasione delle nutrie. È con questo obiettivo che l’assessore Paolo Panontin e la consigliera Mara Piccin (Fi) hanno depositato due testi di legge, distinti ma pressoché identici, che si propongono di eradicare la presenza dei grossi roditori che proliferano da tempo in numerose zone del Friuli Venezia Giulia, arrecando danni alle coltivazioni e impattando in modo negativo sulla sicurezza dei corsi d’acqua, come avviene d’altronde in tutta la Pianura padana.

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Si tratta di un roditore simile a un grosso castoro, originario del Sud America e introdotto in Italia a inizio Novecento per la realizzazione di pellicce a basso costo. Quando il settore è andato in crisi negli anni Ottanta, gli allevatori hanno liberato le nutrie, invece che sopprimerle come previsto dalla legge, evitando così di sostenere ulteriori spese.

Ciò ne ha determinato la diffusione negli ambienti favorevoli e l’impatto negativo su colture e nidiate di uccelli acquatici, ma anche su argini minori, canali e sponde di fossati, perché la nutria scava gallerie nel sottosuolo e crea rischi per la sicurezza idrogeologica. Le nutrie sono considerate dagli agricoltori un vero flagello e la loro eliminazione contrappone da anni fautori degli abbattimenti e animalisti.

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Il piano triennale regionale. Come ha spiegato Panontin, «il disegno di legge della giunta predispone uno strumento efficace per il controllo e l’eradicazione di questa specie: vareremo un piano triennale, conforme ai dettati dell’Ispra, coordinando i soggetti preposti all’attuazione del piano, guardie volontarie, guardiaparchi, addetti alla vigilanza idraulica e cacciatori, coordinando i cacciatori attraverso la Forestale e prevedendo anche forme non cruente di prevenzione della riproduzione».

Sovrapponibile la proposta Piccin, che prevede a sua volta un piano triennale e la possibilità di cacciare la nutria «in ogni periodo dell’anno, su tutto il territorio regionale», senza limitazioni quantitative. La Quarta commissione si riunirà oggi stesso per cercare di giungere a un testo condiviso, da portare in aula a giugno.

I pareri

M5S. Se centrosinistra e centrodestra sono concordi, il Movimento 5 Stelle chiede di adottare strade diverse. Ilaria Dal Zovo teme «un buco nell’acqua e danni all’ecosistema: il problema non si risolve con l’uso delle armi e creando un regolamento di caccia più permissivo, che permetterà di entrare nei parchi protetti e sparare in ogni periodo dell’anno e in luoghi solitamente vietati. I piani di abbattimento sono crudeli e non hanno dato risultati in passato, ma anzi aumentano la fertilità della specie. Investiamo in programmi di sterilizzazione e riequilibrio ambientale».

Gli operatori economici. A favore del provvedimento si schierano gli operatori economici come Confagricoltura, secondo cui «l’eradicazione è una necessità: la nutria si sta accrescendo in modo abnorme. Se gli animalisti protestano, trovino una soluzione per i nostri mancati redditi». Coldiretti Fvg condivide e chiede di «riflettere anche sul contenimento di cinghiali, corvidi e cervidi». Favorevole anche l’Associazione vallicoltori di Grado e Marano, impegnata nell’allevamento di pesce, per la quale «si tratta di un discorso di sicurezza idraulica contro animali che creano situazioni di crisi».

Gli esperti dell'Università di Udine ritengono sia però più saggio lavorare al contenimento delle nascite, anche tenendo conto di una certa repulsone dell’opinione pubblica agli abbattimenti di massa.

Netta contrarietà viene invece dalla Lav, secondo cui «non esistono dati che dimostrino l’emergenza e tantomeno le nutrie sono portatrici di malattie pericolose. Inoltre gli abbattimenti indiscriminati otterranno l'effetto di indurre la specie a moltiplicarsi ed estenderanno la caccia 24 ore su 24 anche fuori dalla stagione venatoria, facendo girare persone armate e dando copertura alle attività di bracconaggio. Servono metodi non letali, come dicono i regolamenti Ue: altrimenti parliamo di una strage e non di prevenzione. Si cominci proibendo la caccia alla volpe, pedatrice della nutria».

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