Il Friuli Venezia Giulia congela la scomunica del grillino Battista

Il M5S regionale non chiede la testa del senatore dissidente ma invoca le dimissioni spontanee. Niet del diretto interessato
Di Marco Ballico
Foto Bruni 25.02.13 Elezioni 2013-i grillini festeggiano i piazza Unità
Foto Bruni 25.02.13 Elezioni 2013-i grillini festeggiano i piazza Unità

TRIESTE. I grillini del Friuli Venezia Giulia non accorciano i tempi per cacciare dal movimento Lorenzo Battista. Non come è invece successo in provincia di Pavia con un altro “ribelle”, Luis Alberto Orellana. Il pentastellato nativo di Caracas - subito difeso proprio da Battista- è già out, anche secondo Beppe Grillo, perché il suo territorio ha piazzato la scomunica. Questione di scelte locali che riguardano lo stesso episodio: la contestazione di quattro senatori M5S rispetto a come Grillo ha gestito l’incontro con Matteo Renzi premier incaricato. Battista, in regione, se la passa meglio di Orellana. Al punto che Paolo Menis, il consigliere comunale triestino che ha invitato pochi giorni fa il senatore Fvg a dimettersi, usa ora la mano morbida: «Sono contrario alle espulsioni». E dunque, se accadrà, non sarà Trieste a estrarre il cartellino rosso.

Menis, in settimana, era stato in realtà piuttosto duro: «Se qualcuno, come Battista, si sente a disagio nel Movimento può dimettersi e tornare a svolgere il suo lavoro a Trieste, nessuno gliene farà una colpa». E aveva aggiunto: «Darà spazio a chi dei non eletti crede nell'obiettivo principale: spazzare via questo sistema, senza accordicchi, mezze misure e civatismi vari». Pochi giorni dopo, la vicenda viene però consegnata al livello nazionale, lì dove è già avviata la procedura di espulsione nei confronti dei quattro dissidenti (ci sono anche Fabrizio Bocchino e Francesco Campanella), con verdetto affidato come sempre alla base sulla rete. «La votazione sarà nazionale - conferma Menis -, la discussione locale resta informale». Il consigliere triestino ribadisce in ogni caso la sua convinzione: «Le espulsioni non servono, anzi sono controproducenti per tutti. Fermo restando che chi è disagio e si ritrova sempre ad attaccare Grillo, bene farebbe a dimettersi».

Non l’hanno pensata alla stesso modo a Pavia. Tanto che Grillo, via Twitter, ha fatto immediatamente sapere che Orellana «è stato sfiduciato dal territorio». Il Grande Capo cita un’assemblea nella provincia lombarda dello scorso 7 febbraio, lì dove «nel confronto col portavoce Orellana è emerso un generale e consolidato stato d’insoddisfazione». Ragion per cui, «i gruppi della provincia unitamente hanno avanzato al senatore Orellana due semplici richieste: avviare contatti e confronti più frequenti con gli attivisti locali; rendere costruttive le eventuali critiche personali attraverso una condivisione e dibattito all’interno del gruppo parlamentare dei senatori M5S». Nel verbale del blog di Grillo risulta che Orellana avrebbe però disatteso il doppio impegno e dunque i gruppi pavesi «hanno preso ufficialmente e con amarezza le distanze da dichiarazioni e azioni a titolo politico o personale del senatore, non riconoscendo più in lui un portavoce affidabile e rappresentativo».

Battista non tentenna. Anzi, via comunicato, difende Orellana «dalla gogna cui è stato sottoposto» e rincara la dose: «I valorosi guerriglieri-cittadini hanno eseguito anche stavolta il volere dei Supremi Capi e della loro strategia comunicativa. E meno male che vogliono preservare la Costituzione dove esiste anche l'articolo 21. Invece di fare le battaglie sulle aliquote Irpef, la grande evasione, la fuga dei capitali illeciti, oltre che cambiare i regolamenti parlamentari – prosegue il parlamentare triestino –, si preferisce mettere al pubblico ludibrio quattro senatori che hanno espresso il proprio pensiero». Non manca un riferimento a un veleno che circola (già in passato Battista è stato criticato dal movimento per eccesso di spesa): «Mi spiace leggere quando qualcuno afferma che certe osservazioni vengono fatte perché siamo alla vigilia della prossima restituzione delle eccedenze dei nostri stipendi da parlamentari, cosa che non è mai stata messa in dubbio. Perché invece non si approfondiscono meglio la gestione del fondo di garanzia, scelto su indicazione di Casaleggio, le commissioni e le modalità che avvantaggiano le banche?».

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