Il figlio di Allia arrestato per omicidio a Padova

Teatro della tragedia la sua ditta L.B. Ucciso un calabrese e ferito un ex dipendente marocchino 
Omicidio e tentato omicidio nel padovano
Omicidio e tentato omicidio nel padovano
«Il turno è finito, andate a casa. Devo sistemare una cosa». Poco prima delle 10.30 di sabato Benedetto Maria Allia ha mandato via i pochi dipendenti della sua azienda, la L.B. di via Sesta strada. Tra le travi in acciaio verniciate di fresco si è preparato a ricevere la visita di un ex dipendente, Yassine Lemfaddel, 29 anni, conosciuto da tutti come “Vincenzo”. Sapeva che non sarebbe stato un colloquio sereno. Per questo ha preparato il fucile a canne mozze, arma che di lì a poco sparerà quattro colpi, freddando il calabrese Francesco Mazzei, 38 anni, nato in Germania ma residente a Crotone e ferendo gravemente Vincenzo Lemfaddel. «Ho sparato solo per difendermi», ha detto Benedetto ai carabinieri e all’avvocato prima che si spalancassero le porte del carcere. Ora sta solcando la stessa strada tracciata dal padre Salvatore Allia, accusato di aver ucciso il 24 novembre 2003 il presunto rivale in amore, il pr di discoteche Paolo Grubissa.


Quel che è certo, è che c’è da scavare tanto in questa storia di odio sfociata nel sangue. L’ombra della criminalità organizzata incombe pesante all’orizzonte. Formalmente è una questione di debiti, di stipendi non pagati, di dissapori che montano fino a sfociare nella violenza cieca. Ma non si può far finta di nulla di fronte a un nome come quello di Francesco Mazzei, calabrese nato in Germania e residente a Crotone. «Un soggetto pericoloso che appartiene a un gruppo di conterranei attivo in Veneto», conferma una fonte qualificata. Risulta anche che Mazzei si trovasse dalle parti di Padova ormai da qualche tempo insieme a un altro calabrese di Crotone, che quel giorno ha deciso di non seguirlo. Lui invece si è offerto di fare da spalla all’amico marocchino che tutti a Bagnoli chiamano Vincenzo, un giovane che ha abitato per lungo tempo a Treviso, conosciuto anche per la vaga somiglianza con Fabrizio Corona.


Sabato mattina i due si sono presentati nell’azienda di Benedetto Allia a bordo di una vecchia Mercedes nera. C’è stato poco tempo per le parole. Subito la discussione è degenerata. Il nordafricano ha estratto dalla tasca un coltello e ha tentato di colpire il giovane siciliano più volte, andando a segno con due fendenti. A quel punto Allia ha imbracciato il fucile e sparato a ripetizione. Uno l’ha steso al primo colpo, l’altro l’ha colpito al ventre ma non è riuscito a finirlo. Poi la corsa al bar dell’area di servizio, l’allarme, l’intervento dei carabinieri e l’arresto del rampollo della famiglia siciliana.


Per dare una chiave di lettura a tutta questa vicenda bisogna partire dagli affari della famiglia Allia, dalle aziende che negli anni hanno aperto tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Nei primi anni del 2000 il padre Salvatore gestiva la Safar di Monfalcone. Quasi quindici anni dopo rispunta nella zona industriale di Bagnoli, con un’azienda intestata a lui e una intestata al figlio Benedetto. Quella intestata a lui è la S.M.A di via Sesta strada 6, impresa artigiana aperta nel 2015 con un capitale sociale di 900 euro. Stessa sede della L.B. Allia di Benedetto Maria Allia, azienda che invece si occupa di trattamento e rivestimento dei metalli. Anche in questo caso il capitale sociale dichiarato è di 900 euro. La presenza di dipendenti, stando alle visure camerali, è ondivaga: a volte 7, a volte zero. Si parte dallo storico di queste aziende per ricostruire gli affari di famiglia. Una grande quantità di materiale è già stata prelevata dalla sede della ditta e non tarderanno ad arrivare anche le verifiche sui conti correnti. C’è una evidente sproporzione tra lo stile di vita – i viaggi, la Ferrari, le belle auto, le moto nuove – e i guadagni che in realtà queste aziende producevano. L’attività della Procura di Padova e dei carabinieri del Nucleo investigativo si sta focalizzando su questi aspetti. Anche stavolta il refrain è quello ben noto “follow the money”: segui i soldi. Le risposte sono tutte lì.


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