«Il fashion senza turismo e mobilità va ko: lo smart working sta affondando il lavoro»

Roberto Bottoli, coordinatore del Sistema Moda: «Nel 2020 le imprese rischiano di perdere tra il 30 e il 40% di fatturato»
26/02/2020 Milano, Emergenza Coronavirus: persone con le mascherine e locali semivuoti nelle vie del centro; nella foto pochissimi turisti camminano per la Galleria Vittorio Emanuele II
26/02/2020 Milano, Emergenza Coronavirus: persone con le mascherine e locali semivuoti nelle vie del centro; nella foto pochissimi turisti camminano per la Galleria Vittorio Emanuele II

PADOVA. Lo smart working e l'assenza dei turisti internazionali stanno picchiando duro sul settore della moda. Ne è convinto Roberto Bottoli, Coordinatore Sistema Moda di Confindustria Veneto. «L'applicazione massiccia e spesso inutilmente prolungata del telelavoro» afferma l'industriale «sta compromettendo tante attività legate alle mobilità, compresi gli acquisti di abbigliamento». Inoltre sottolinea il mondo della moda è molto penalizzato dalla mancanza «del turismo nazionale e internazionale, primo acquirente del lusso, e dalla drastica riduzione di eventi (cerimonie, meeting, convivi ecc..)».

Ma di fronte a questa situazione così importante per il valore aggiunto regionale e le imprese del comparto hanno «compreso» dice Bottoli che «la loro sopravvivenza non potrà dipendere dagli aiuti pubblici». Tuttavia «chiedono quantomeno di non essere penalizzate da discutibili gestioni post-Covid».

Mentre l'emergenza che sta vivendo il comparto del turismo e tutto ciò che gravita attorno è faccenda nota a molti. E anche le iniziative a supporto del comparto auto sono ormai un fatto acquisito. Ai più sfugge invece il grave momento che sta vivendo il comparto moda e le conseguenze che possono esserci anche sul piano del lavoro.

«Altro che smart working, è lost working» dice Bottoli. Nel mese di maggio, il comparto, spiega l'imprenditore ha ridotto il fatturato di ben il 46,5%, con una prospettiva - giugno e luglio - peggiore di ogni altro settore produttivo. Con nubi che si addensano fino alla stagione autunnale.

«Su base annua il tessile e abbigliamento, per quanto al momento difficilmente valutabile con precisione, potranno subire una contrazione del fatturato del 30/40%» preannuncia Bottoli «Per il nostro settore non ci sono incentivi, rottamazione né altri specifici provvedimenti» prosegue. Con conseguenze che presto o tardi si vedranno anche sul lavoro «Il rischio per l'occupazione è alto e non solo per la fascia più debole della filiera quali i subfornitori. Molto dipenderà dall'estensione del tempo della Cassa integrazione; gli imprenditori non vogliono assolutamente perdere professionalità preziose per la ripresa».

Ma leccarsi le ferite non serve a nulla. Bisogna secondo l'imprenditore rimuovere ciò che rischia di prolungare o addirittura rendere permanente la crisi del settore. La chiusura totale dei negozi nel mondo durante la fase acuta della pandemia ha di fatto annullato una stagione di vendite e dunque 6 mesi di produzione e fatturati, compromettendo tutto il 2020 e ipotecando il 2021. E il commercio elettronico non permette di compensare le perdite subite dal canale fisico

.«Invitiamo a riflettere anche sullo smart working: come è stato fin qui attuato è veramente lavoro intelligente? Può il nostro Paese permettersi non solo la semi paralisi dell'apparato pubblico ma anche le conseguenze economiche della mancata mobilità delle persone?» sottolinea ancora Bottoli. Anche il prolungato blocco dell'attività scolastica, avverte, frena il Paese e contribuisce a dare all'estero un'immagine peggiorativa della nostra situazione sanitaria. E così oltre ai turisti anche i buyer stranieri evitano l'Italia.

«Va dato atto» ammette infine Bottoli «che di fronte a un fenomeno come il Covid non c'erano soluzioni facili, ma dopo 5 mesi si rendono indispensabili visioni realistiche e coraggiose, pena la distruzione di parte dell'economia nazionale, a cominciare da quel Sistema Moda massima espressione del Made in Italy che in passato ci ha aperto le porte dei mercati mondiali».

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