Il fanale turco di Lepanto sarà restaurato

Non finirà in polvere l’antico fanale da galea bottino di guerra della battaglia di Lepanto. L’amministrazione comunale ha finalmente trovato e stanziato i soldi (3.660 euro) per il restauro. Sarà la ditta Giem di Isabella Ciccolo di Trieste a effettuare i lavori sul raro e prezioso fanale, conquistato dall’equipaggio di una galea di Capodistria (“Lione con Mazza” al comando di Gian Domenico Tacco) ai danni di una turca, durante la vittoriosa battaglia di Lepanto, del 7 ottobre 1571. Il pregiato cimelio, abbandonato nelle soffitte del Civico museo di storia e arte di Trieste al Castello di San Giusto, fa parte della collezione appartenuta allo scrittore triestino Giuseppe Caprin ceduta al Comune di Trieste dai suoi eredi. A lanciare l’allarme sulle sue precarie condizioni era stato nell’ottobre scorso il conservatore archeologo dei Civici musei di storia ed arte, Marzia Vidulli. «Nel 1933, all’apertura della sala Caprin, nel castello di San Giusto - racconta Vidulli - il fanale fu sistemato sopra lo scalone di accesso alla stessa e servì da lampadario per decenni, ma nessuno si occupò della sua manutenzione».
Il manufatto è alto circa 80 centimetri per 50 di lato, ha base poligonale, scheletro di ferro ed è rivestito con vetro e con legno scolpito e dorato. Solo che il legno, sotto gli effetti del tempo e dell’incuria, ha iniziato a sbriciolarsi. «Visto lo stato in cui versava - spiegò Vidulli - negli anni ’80 si decise di destinarlo alle soffitte del Museo, mettendone un altro nella sala del Castello». Tuttavia il restauro del glorioso fanale fu considerato un lavoro «non urgente». Il risultato? Mentre Capodistria espone la bandiera della galea “Liona con mazza” la cui ciurma si impadronì del fanale durante la battaglia, Trieste possiede quel trofeo da leggenda che può svanire nel nulla. «Il suo maquillage - disse lo scorso ottobre il conservatore comunale - è una priorità e mi appello alla cittadinanza, sia alle associazioni che ai privati, affinché contribuisca alla ristrutturazione della reliquia che, una volta riportata al suo antico fasto, vorremmo poi ricollocare nella sala Caprin». Ora finalmente il fanale ottomano sarà restaurato e poi finalmente di nuovo esposto al pubblico a distanza di quasi trent’anni.
Il prezioso cimelio del 1570, che evoca un episodio epico come la battaglia di Lepanto, è un importante esempio di arte del Rinascimento veneziano che trova confronto con un analogo manufatto del Victoria & Albert Museum di Londra. Trieste deve ringraziare Pietro Valente, nato a Capodistria, classe 1937, geometra in pensione con il vizio della storia. Fu lui, dopo aver visto una fotografia del fanale turco scattata in casa Caprin, che segnalò l’importante reperto al conservatore dei Civici musei. Così il Comune di Trieste scoprì di possedere un fanale da galea proveniente da una delle 400 imbarcazioni coinvolte nella battaglia di Lepanto. (fa.do.)
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