Il fagiano Arlecchino in fuga dalle doppiette si rifugia al Tergesteo e trova la salvezza
TRIESTE Scappando dalla doppietta di qualche cacciatore, il fagiano “Arlecchino” lunedì scorso è arrivato fino in cento città. Disorientato, impaurito, alla ricerca di una zona verde, alberata, si è spinto addirittura fino sulle Rive.
Gli automobilisti, attoniti dal trovarsi un fagiano sulla carreggiata, suonando il clacson nel tentativo di farlo volare e di non investirlo, l’hanno ulteriormente spaventato e costretto a spostarsi verso piazza Verdi. Alla ricerca di un riparo, si è infilato nella galleria del Tergesteo. Svolazzando da una parte all’altra, terrorizzato da quell’ambiente chiuso, si è andato ad accovacciare sul cornicione di una delle finestre che si affacciano all’interno dalla galleria a quasi otto metri d’altezza. Un passante, sorpreso da quella singolare presenza e preoccupato per la sua incolumità, ha chiamato i vigili del fuoco che, attraverso una scala, hanno raggiunto e recuperato il povero fagiano. Le operazioni di recupero sono state seguite con entusiasmo da quanti frequentano e operano in quella galleria.
La bestiola, un esemplare maschio impaurito ma in buone condizioni di salute, è stato consegnato alle sapienti mani dei volontari dell’Enpa che ora si stanno occupando dell’animale e hanno deciso, visto il periodo carnevalesco e i bellissimi colori del suo piumaggio, di chiamarlo “Arlecchino”. «Lo terremo sotto osservazione per un po’, se poi verrà ritenuto idoneo lo libereremo nella nostra Oasi del Farneto dove la caccia non è consentita», spiega Patrizia Bufo, presidente dell’Enpa.
Quella di Arlecchino, però, non è una storia isolata. Gli avvistamenti di fagiani in centro città sono frequenti da un paio di mesi. C’è persino una ragazza che si è ritrovata un esemplare accovacciato sul davanzale della finestra di casa sua in via Fabio Severo.
L’Enpa nell’ultimo mese ha recuperato sette fagiani: due all’interno del Giardino Pubblico, uno nella vicina via Marconi, due a Longera e un altro in via Pindemonte. Questi sette sono già stati tutti liberati nell’Oasi del Farneto. Altri, purtroppo, sono stati investiti e non è restato altro che andare e recuperare le loro carcasse. Come nel caso dell’esemplare che una donna ha visto investire a Basovizza lo scorso 18 dicembre. Ma cosa ci fanno questi animali a Trieste? Da dove arrivano? «Sono dei poveri fagiani “pronto caccia” – spiega Bufo – allevati in cattività e poi liberati nelle riserve di caccia del nostro Carso per far “felici” i cacciatori. C’è da chiedersi, – aggiunge – che senso abbia allevare queste bestiole come si alleva un pollo, senza che sviluppi alcuna difesa e alcuna capacità, per poi liberarli nelle riserve per il “divertimento” di pochi che nuoce a molti. Ringraziamo quanti, invece, sensibili ci avvertono avvistando un animale in difficoltà». Le riserve di caccia si spingono da Aurisina a Basovizza, Monrupino, Opicina, Prosecco, Sgonico, Zuale e fino a Muggia. –
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