Il decesso della bimba: «Impossibile prevedere il difetto cardiaco»
«Vorrei essere il primo a conoscere i risultati dell’autopsia sul corpicino e sugli organi della bimba per sapere se c’è stato un errore da parte dei medici del Pronto soccorso. Io sono convinto di no, ma aspetto però il referto. Qui stiamo parlando di un dramma devastante. Di un dolore indescrivibile da parte dei genitori e di tutte le persone coinvolte, medici compresi». La vicenda della piccola, morta a casa dopo che per due volte, nel giro di 24 ore, era stata visitata al Pronto soccorso dell’ospedale infantile e dimessa dopo alcune ore, è vissuta con molta amarezza e sbigottimento da parte dei medici.
Il professor Alessandro Ventura, Capo dipartimento pediatrico del Burlo Garofolo, è il primo a voler fare chiarezza su una vicenda che è vissuta, in ospedale come in città, con molta partecipazione. «Perchè - aggiunge sempre Ventura -, c’è il rischio che questo evento possa peggiorare il servizio medico. Invece dobbiamo trasformare positivamente questo fatto drammatico per fare meglio, altrimenti siamo noi a non rispettare la morte della bimba».
La prima ipotesi - per ora è solo un’ipotesi - e che il decesso della piccola bimba sia stato causato da una malformazione al cuore. Ma per avere una conferma di questa eventuale patologia pregressa bisognerà attendere quaranta giorni, quando i medici legali Carlo Moreschi e Maurizio Rocco, consulenti nominati dal pm Matteo Tripani, avranno in mano i risultati degli esami istologici.
Ma cos’ è successo in quei due giorni, domenica 23 e lunedì 24 novembre, al Pronto soccorso del Burlo? «La valutazione clinica sulla piccola - afferma il dottor Egidio Barbi, giovane medico responsabile del Pronto soccorso - è stata eseguita con la cura e l’attenzione che cerchiamo di mettere in quello che facciamo, con l’esecuzione diretta di terapie e la rivalutazione dopo il trattamento. La stessa attenzione è stata messa nel rapporto con la madre. Per la sua bimba le è stata prescritta una rivalutazione il giorno dopo dal suo pediatra. E le abbiamo espressamente detto a voce che siamo disponibili a rivedere la bambina direttamente in Pronto soccorso se il suo pediatra non fosse stato contrattabile».
«Gli elementi clinici dell’episodio - sottolinea Barbi - erano quelli di un fatto infettivo respiratorio acuto intercorrente e non vi erano dati nella storia medica della piccola e nelle evidenze delle visite che indicassero un difetto di funzione del cuore. Nessun professionista in qualsiasi ambito può pensare di essere esente dalla possibilità di errore. Nella serenità del nostro operato siamo i primi ad avere la necessità forte di ricevere la definizione esatta delle evidenze autoptiche per capire, e soprattutto, per cercare ogni possibile spazio di miglioramento».
«Il decesso di una bambina - aggiunge ancora Barbi - rappresenta una tragedia che ha lasciato i nostri operatori sbigottiti e attoniti; il nostro primo pensiero è il dolore per la bambina e la famiglia». A detta dello stesso Barbi, ogni anno avvengono 22 mila accessi al Pronto soccorso e con oltre 3 mila sono i ricoveri: «Questo significa che la professionalità del personale di questo ospedale è mediamente alta». «E Trieste questo deve saperlo - afferma ancora il professor Ventura -. Un paio di ore fa mi ha telefonato una nonna spaventata: aveva il nipotino che non stava bene. Chiedeva di trattare, lei, la cura con un terapia aggressiva. Non voleva venire al Pronto soccorso del Burlo perchè... sa quello che è successo... Invece è sbagliato, anche se capisco i dubbi, per me immotivati, dopo quanto è capitato. Ma la tragica morte della bimba non cambia la strategia del nostro Pronto soccorso. Siamo professionalmente riconosciuti in Italia e all’estero».
Sulla vicenda è mancata quasi del tutto la comunicazione con i media, o meglio non è stata così immediata come dovrebbe essere. Mauro Melato, direttore generale, e il direttore sanitario Renata De Candido affermano che in quei momenti in cui veniva resa pubblica la vicenda, loro non ne erano a conoscenza. E prima di poter rispondere dovevano fare delle verifiche. «Se dico che la bimba non è morta al Burlo - sostiene Mauro Melato - non voglio mancare di pietà umana, dico solo quello che in realtà è successo. E non tutto posso dire perché la legge sulla privacy me lo impedisce. In questo caso cercavo prima di avere tutte le informazioni possibili. Certo, forse ci sono stati degli equivoci non dipendenti dalla nostra volontà».
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