Il “debutto” con ritardo del superveloce per Milano
TRIESTE. Stazione centrale, ore 6.08 in punto. Il Frecciarossa dovrebbe partire da Trieste verso Milano, con arrivo alle 10. Perchè la precisione è insita nel suo dna di treno superveloce. Ma il debutto avviene con tredici minuti di ritardo. E il mito dell'alta velocità - uguale puntualità -, (che comunque in regione ancora non c'è perché riguarda solo la tratta Venezia-Padova), resta una chimera per Trenitalia.
Lunedì mattina, nel buio della notte, a mezz'ora dal sorgere dell'alba, il mitico Frecciarossa, che sostituisce il vecchio Frecciabianca, era pronto a partire per la seconda volta in due giorni dai binari triestini. Il primo viaggio “vero”, in una giornata lavorativa a tutti gli effetti, dopo l’esordio “sonnacchioso” di una domenica mattina. Insomma, ieri doveva dimostrare tutto il fascino, la funzionalità e l'utilità, e finalmente sbaragliare i ritardi contro cui imprecano ogni giorno pendolari e passeggeri dei treni italiani. Nonostante i motori rombassero, un problema tecnico ha bloccato la partenza appunto per tredici minuti, tempo comunque recuperato poi all'altezza della stazione di Venezia-Mestre.
Solo quattro le fermate intermedie del nuovissimo Frecciarossa, in partenza da Trieste una volta al giorno: Monfalcone, Cervignano, Venezia-Mestre e Verona. Ma il viaggiatore diretto al capolinea, la produttiva Milano, alla fine non guadagna nulla in termini di tempo, visto che il precedente treno veloce in servizio su quella linea, il “vecchio” Frecciabianca, partiva e arrivava praticamente alla stessa ora. E quindi? «Nessun vantaggio, solo novità estetiche e un prezzo sovraccaricato», commenta ad esempio Gennaro, 43 anni, consulente per una multinazionale, comodo nella carrozza Premium, ma alquanto scocciato per i rincaro del biglietto. E come lui la pensano tanti altri passeggeri.
Dall'accento Gennaro sembra del Sud, ma in realtà vive a Trieste e ogni lunedì prende il treno. Un treno, l'Etr 500, che fa 300 chilometri all'ora e apparentemente abolirebbe le classi, soltanto perché non ci sono più la prima e la seconda. Ora invece si parla di livelli. A bordo delle carrozze che vanno dalla 7 alla 11, definite Standard, viaggiano diversi passeggeri, qualche giovane, qualche donna, il resto, per la maggior parte, sono uomini. Intenti a leggere giornali, usare il computer,a sonnecchiare, prendere appunti. Nessuno sembra colpito da questo nuovo “cadeau” di Trenitalia, prelevato dalla Milano-Napoli, dove stanno arrivando i nuovi Frecciarossa 1000. Leonardo, 18 anni, originario di Cervignano, non nota «alcuna differenza», ha preso il biglietto senza nemmeno sapere di essere salito su un treno tanto “importante”.
Più che estasiati per questo, i passeggeri guardano l'orologio spazientiti. Dopo Monfalcone i viaggiatori aumentano: i circa 25 della partenza diventano sempre più. Entro Verona, teoricamente, il convoglio dovrebbe essere al completo, ma fino a Venezia-Mestre la sala Executive, quella più costosa, rimane vuota. E probabilmente anche dopo. Per tutti, comunque, c’è internet free durante il viaggio. Ma il livello Standard propone semplici sedili in tessuto marrone, prese elettriche ai lati e il pulsante per far scendere o salire automaticamente le tendine coprisole. Si passa poi ai vagoni Premium. Ed è qui che forse s'intravedono le migliorie di “status”. Poltrone più larghe, questa volta in pelle marrone scuro. Uomini, e decisamente più "business". Giacca e pantaloni, scarpa lucida tonda o a punta, cravatta. Sono pronti per la battaglia settimanale.
Nel mezzo del livello Business si transita per il bar. Quotidiani nazionali in vendita, snack commerciali (anche per i celiaci), panini e pacchetti “colazione pranzo cena” da asporto per le Standard, servizio in sala per l’Executive, il primo vagone dedicato a solo a otto eletti. Con piatti caldi o freddi, serviti in poltrona a colazione, pranzo, aperitivo e cena. «Lasagne come primo, patate prezzemolate con prosciutto crudo e bocconcini di carne - fa sapere l'addetta al bar -, ma i secondi cambiano ogni mese». Per svegliare gli ospiti, caffè espressamente illy. Un nero e una bottiglietta d'acqua: tre euro. Sulla rivista "Freccia", sparsa un po' ovunque, si legge che il menù dei Frecciarossa 1000 sarà firmato dal guru della gastronomia Carlo Cracco. Un lusso in più.
Nel tratto Business i sedili sono disposti a salottino da quattro posti, molto spaziosi e comodi, schienali reclinabili, poggiatesta regolabile. In Executive c'è anche una sala riunioni. Tavolo pieghevole di un metro e mezzo circa, circondato da sei poltroncine rosse, che sembrano piacevolmente comode. Ma è davvero solo di maggiore comfort che hanno bisogno gli italiani, e in questo caso, i triestini? In realtà, a sentire i commenti, la conquista più ambita è proprio la puntualità. Soprattutto se si deve andare a lavorare e si hanno le coincidenze a Bologna. Come l’elegante signora di origini emiliane che raggiunge spesso Gorizia nel week end e poi il lunedì prende il treno per rientrare a casa. A parte la lamentalea per l’assenza del collegamento diretto Trieste-Bologna («che invece dovrebbe esserci visto che il capoluogo dell'Emilia-Romagna è un ottimo snodo, dunque è scandaloso che manchi», c'è l'incavolatura per la perdita della coincidenza. La stessa provata dall'amica triestina, ospite per la prima volta di un Frecciarossa: «Servizio eccellente, però il ritardo mi turba, spero poi arrivi puntuale perché ho un impegno di lavoro a Milano».
«Non è cambiato niente - afferma infervorata un’altra triestina, un lavoro nel ramo servizi, costretta a “ripiegare” sul treno per andare in ufficio non avendo trovato posto in areo -, solo il ritardo. Ridevo contenta quando ho letto la notizia di questi nuovi treni, ma mi sembra davvero sia cambiato poco anche nel comfort, solo che prima eravamo in “prima”, ora si chiama “Business”. Non vedo nessun miglioramento». Una ragazza sulla trentina, trasferitasi per lavoro a Milano da Trieste, coglie poi l'occasione per andarci giù ancora più dura. «Il treno diretto che prendo il lunedì mattina è sempre in ritardo. Prima era un Frecciabianca, ora un Frecciarossa, ma in realtà non c’è stato alcun miglioramento, ma solo un costo in più rispetto a prima. Se ci mettesse di meno, capirei». Ma sulla velocità, il Frecciarossa deve ancora lavorarci su.
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