Il cuoco di Miramare che chiamò i suoi figli Massimiliano e Carlotta

Giovanni Incontrera, “chef de cuisine” dell’arciduca, lo seguì anche nella tragica avventura in Messico
Massimiliano e Carlotta Incontrera ritratti nel 1870
Massimiliano e Carlotta Incontrera ritratti nel 1870

In una città dove i borghi del centro si indicano con Teresiano e Giuseppino nel segno degli imperatori che nei secoli passati la fecero grande, alla memoria della Storia si intrecciano e si uniscono memorie di storie. Storie familiari, di persone che vissero e lavorarono nel nome degli Asburgo e nel tempo ne fecero talvolta un punto di riferimento, quasi una sorta di mito domestico a improntare intere esistenze.
Così, nell’anno che segna il centocinquantenario della partenza fatale di Massimiliano per il Messico, ecco rispuntare dagli scaffali oggetti gelosamente custoditi e antiche immagini, scattate negli studi dei fotografi che al tempo avevano bottega nelle vie del centro cittadino, che ci restituiscono volti e vicende. Vicende come quella del cuoco di Miramare che servì l’arciduca d’Austria e la sua sposa nel castello e che in loro onore battezzò i figli Massimiliano e Carlotta. Così, come i propri “datori di lavoro”.
Il cuoco in questione faceva di nome Giovanni Incontrera. Il bisnonno del compositore e musicologo Carlo era lo “chef de cuisine” di Massimiliano, e visse una vita fra i fornelli così come fecero altri cinque dei suoi undici fratelli, e come già aveva fatto suo padre Giuseppe, palermitano di nascita e anch’egli cuoco a servizio della nobiltà. Già, perché Giuseppe Incontrera, nato in Sicilia nel 1793, era lo chef del principe di Petrulla, ambasciatore del Regno delle Due Sicilie. Come approdò a Trieste? Il fulcro della vicenda, ancora una volta, è la corte di Vienna. Dove nel 1848 Petrulla venne nominato ministro plenipotenziario, portandosi appresso il fido Giuseppe. Che qualche tempo dopo passò al servizio dell’imperatore.
Fu così che i cuochi Incontrera iniziarono a servire gli Asburgo. Nato nel 1836, Giovanni, figlio di Giuseppe, seguì Massimiliano a Miramare e non solo. Lo chef viaggiò assieme all’arciduca che inseguiva il suo sogno imperiale in Messico nel 1864, tornò l’anno seguente a Trieste con la nave che riportava Carlotta a Miramare, poi riattraversò l’oceano. Di lì a pochi mesi l’ultimo, il definitivo rientro a bordo della “fatal Novara” che trasportava la salma dell’imperatore fucilato a Querétaro nel 1867. Intanto, nel 1866, era nato il primogenito dello chef di Miramare, Massimiliano, che come la sorella Carlotta venne battezzato nella cappella del castello, dove il cuoco Giovanni rimase al servizio di Carlotta nel periodo tragico in cui restò “rinchiusa” nel castelletto.
Con il triste epilogo della vicenda della coppia imperiale finì così anche il servizio di Giovanni Incontrera, che in seguito aprì una bottega di pasticceria da dove, di tanto in tanto, continuò a soddisfare ordinazioni di dolci triestini, come la pinza, che via telegramma giungevano dalla corte viennese.
È una storia di cui Carlo de Incontrera, come racconta lui stesso, conserva alcune delle tracce che suo padre Oscar, il figlio di Massimiliano che all’impiego alle Assicurazioni Generali abbinò per tutta la vita lo studio della storia patria, continuò gelosamente a custodire. Per esempio un cannocchiale appartenuto all’arciduca; o alcune schegge del legno della Novara; e sigarette che i racconti familiari tramandarono essere quelle che l’arciduca aveva con sé, riposte in una tasca del soprabito che portò negli ultimi giorni di vita in Messico. Ed ecco infine l’«album di Massimiliano», un volumetto rilegato in pelle nel quale lo sfoglio di un nutrito numero di fotografie si chiude con due foglie sistemate nella cartellina di cellophane: «Foglie di lauro dalla corona depositata dal Comune sulla bara di Massimiliano, gennaio 1868», si legge accanto, staccate mentre il feretro stava per prendere la via di Vienna, per la tumulazione nella cripta dei Cappuccini.
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