Il crollo demografico incognita a Est: perderà 11 milioni di abitanti

Le ragioni? Emigrazione e una denatalità ormai inarrestabile. Nel 2100 la crescita zero avrà “cancellato” molte regioni
É crollo demografico nell’Est Europa
É crollo demografico nell’Est Europa

BELGRADO Previsioni peggiori – e di molto – di quelle già catastrofiche prodotte in passato da organizzazioni celebri per la loro prudenza, come le Nazioni Unite. Che suggeriscono che l’Europa centro-orientale potrebbe di fatto spopolarsi, da qui alla fine del secolo. E in maniera decisamente drammatica.

È quanto ha svelato un recente studio pubblicato dall’autorevole rivista The Lancet, intitolato “Fertility, mortality, migration, and population scenarios from 2017 to 2100”, una sorta di nuova “bibbia” sui trend relativi alla popolazione mondiale, assai più approfondita di tutte le ricerche precedenti sullo stesso tema. E pessimistica, particolare per l'Europa centro-orientale. Anche nello scenario meno catastrofico sviluppato dai ricercatori, infatti, l'Est Europa perderà decine di milioni di abitanti nei prossimi ottanta anni – molti di più di quelli stimati in precedenza. Secondo l’analisi pubblicata su Lancet, il crollo demografico interesserà in particolare le popolazioni di Ucraina (da 44,6 milioni attuali a 17,5 nel 2100, -60,7%), ma anche quelle della Polonia (da 38,3 a 15,4, -59,8%) e della più vicina Romania, il Paese dell’Est più colpito da emigrazione e denatalità a partire dall’entrata di Bucarest nella Ue. Romania che, secondo “Fertility, mortality, migration, and population scenarios”, scenderà dagli attuali 19,4 milioni a soli 7,7 nel 2100, undici milioni di abitanti persi per strada in otto decenni (-60%). Stime del Lancet che, come per il resto della regione, sono assai più cupe di quelle diffuse l’anno scorso dalle Nazioni Unite, che per l’Ucraina aveva parlato di 24,4 milioni di abitanti nel 2100, per la Polonia di 23, per la Romania di 11,8. Saranno campagne vuote, villaggi desolati e case abbandonate anche in Serbia, dove il nuovo secolo potrebbe essere salutato da soli 4,1 milioni di persone contro i sette attuali, una previsione in linea con quelle Onu.

A fare impressione sono però soprattutto le stime relative alla Bulgaria, che dovrebbe perdere 4,4 milioni di abitanti, passando dagli attuali sette a soli 2,6 nel 2100 (-62,8%) – mentre l’Onu ne prevedeva 3,5. Anche in Ungheria – dove il premier populista Viktor Orban ha lanciato una enfatica campagna a favore di famiglie e natalità, anche in chiave anti-migranti – il 2100 potrebbe essere un anno cupo. Mentre l’Onu paventava un crollo della popolazione fino a 6,8 milioni entro il 2100, secondo le stime pubblicate su The Lancet la popolazione magiara scenderà da 9,7 a soli 5,2 milioni (-46,5%). Problemi di culle vuote ed emigrazione che continueranno con alta probabilità ad affliggere anche la Croazia, che dovrebbe passare da 4,2 a 1,6 milioni nel 2100, anche se l’Onu pronosticava un calo di 2,1. Dato che non sorprende, visto che nel 2019 solo in dieci cittadine croate le nascite sono state superiori ai decessi. Malissimo va pure la Bosnia-Erzegovina, negli ultimi decenni fra le nazioni più colpite da fuga di cervelli e braccia verso l’Europa più ricca, Bosnia che si ritroverà con soli 1,4 milioni di abitanti nel 2100, contro i 3,4 attuali (-58,2%). Decremento che sarà marcato anche in Slovenia, con Lubiana che vedrà la popolazione nazionale dimezzata da due a 1,1 milioni (-44,4%), Stessa cosa in Macedonia del Nord (da 2,1 a 1,2 milioni, -41,4%) e in Montenegro, che osserverà una flessione demografica fino a poco più di 440mila abitanti (-30,1% rispetto a oggi). Il filo rosso che lega il fenomeno dello spopolamento? Emigrazione e denatalità, che “inghiottiranno” milioni di abitanti in tutti i Balcani, da qui al 2100. —


 

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