Il crollo dei matrimoni mette in ginocchio la chiesetta di Medea

Sant’Antonio sul Colle, bella e suggestiva, vedeva i fidanzati mettersi in fila e celebrava 40 riti l’anno. Ora solamente due
Bumbaca Gorizia 07.05.2019 Medea, Chiesa di S. Antonio © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 07.05.2019 Medea, Chiesa di S. Antonio © Fotografia di Pierluigi Bumbaca



In Italia ci si sposa sempre meno e lo si fa davanti al sindaco piuttosto che in chiesa. Una profonda crisi di matrimonio religiosi che mette sempre più in crisi riti tradizionali e luoghi che hanno fatto la storia delle piccole comunità. È il caso di Medea dove per decenni l’incantevole chiesetta di Sant’Antonio sul Colle, in origine consacrata all’Esaltazione della Santa Croce, è stata scelta da molte coppie come incomparabile e affascinante cornice del loro “sì”. Fino a una ventina di anni fa, fra gli anni Settanta e Novanta, erano fino a 40 le coppie di fidanzati che ogni anno si ritrovavano sul Colle a scambiarsi eterno amore sull’altare della chiesetta. All’epoca faceva tendenza sposarsi qui per la bellezza naturale del Colle, per le emozioni e le sensazioni religiose che questi luoghi erano capaci, e lo sono ancora, di trasmettere. Ma in questo millennio i numeri delle cerimonie nuziali sono in netta flessione e da qualche anno in qua gli sposi si possono quasi contare sulle dita di una mano. Anzi, di meno. Nel 2018, infatti, sono stati solamente due. Gli sposi non devono più fare la fila, come succedeva in passato, per prenotare la chiesa in tempo utile e convolare a nozze.

L’altra faccia della medaglia riguarda i visitatori. Chi arriva al parco del Colle e all’Ara Pacis Mundi approfitta sempre per dare un’occhiata alla chiesetta. Non si conosce l’anno di costruzione dell’edificio religioso, ma come sottolinea Gianluigi Martinis, appassionato conoscitore di storia locale, su un blocco di pietra della facciata si leggono scolpite MCCXXI (1221) e MCMXXXI (1931). La chiesa è costituita da un’unica navata, lunga 19 metri e larga 6,40, con il tetto a capriata, venne rifatta a più riprese senza seguire uno stile preciso. Nel presbiterio si trova l’altare maggiore con quattro colonne di marmo rosso che sorreggono un baldacchino sovrastante la nicchia dove si trova la statua di Sant’Antonio. L’altare fu costruito da Simone Pariotto nel 1755. Nel 1870 fu eretto il campanile con tre campane. Alla chiesa ci si arriva salendo la bella scalinata di 130 gradini, opera dei fratelli Biagio e Antonio Martinis, muratori carnici, che la iniziarono nel 1815 per terminare nel 1821 grazie anche al contributo della Chiesa e dei devoti di Medea. In abito nuziale, ormai, ci salgono in pochi... —



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