Il Covid non frena la rotta balcanica: muro anti-migranti della Serbia

Recinzione mai vista al confine con la Macedonia. Più di 11 mila i tentativi di ingresso irregolare nell’Ue

BELGRADO Ci sono numeri ufficiali, che illustrano una situazione sempre più complicata, anche se non certo paragonabile a quella dei picchi del 2015. E tanti segnali sul terreno, che confermano una tensione crescente verso “lo straniero”. Quadro che riguarda una ripresa dei flussi migratori attraverso i Balcani, che sono stati solo provvisoriamente rallentati dalla pandemia. È quanto ha confermato in questi giorni l’agenzia europea per il controllo delle frontiere (Frontex), che ha reso pubbliche statistiche sugli arrivi irregolari all’interno della Ue di migranti e profughi in fuga da guerre e fame o in cerca di una vita migliore. Arrivi che sono stati particolarmente sostenuti proprio nei vicini Balcani, da cui hanno provato a entrare nella Ue ben 11.300 migranti nei primi sette mesi dell’anno, addirittura +80% rispetto allo stesso periodo del 2019. Solo a luglio sono stati 2.550 i «tentativi di ingresso illegale individuati» dalle autorità locali nella regione, mentre a giugno erano stati 2.050, il 70% in più rispetto a maggio e tre volte tanto rispetto allo stesso mese dell’anno prima. E i numeri degli ingressi non identificati sono sempre molto, molto più alti.

In Serbia, solo nella prima parte del 2020, sarebbero stati 30 mila i migranti registrati, tre volte in più del 2019. «I due terzi» degli stranieri in transito localizzati nella regione «sono siriani, il 17% afghani», ha precisato Frontex, aggiungendo che l’aumento dei numeri tra 2019 e 2020 – e in particolare nei mesi estivi – si spiega con «l’alto numero di migranti» presenti in Grecia e del «rilassamento delle misure anti-Covid da parte delle autorità nazionali nella regione». Fra i Paesi balcanici chi appare più preoccupato dalla ripresa dei flussi migratori – e da cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi – è la Serbia. Lo confermano le informazioni e le foto, divulgate da media autorevoli come Radio Europa Libera e agenzia France Press, di un nuovo “muro” anti-migranti, che sta venendo in gran segreto costruito alla frontiera serbo-macedone. Nulla si sa sull’opera – né sulla sua lunghezza una volta completata, né sui suoi fini – ma le foto del progetto in fase di realizzazione ricordano fedelmente il muro magiaro eretto nel 2015 o quello macedone e bulgaro. «Pensiamo che la barriera», con alti pali conficcati nel terreno, maglia metallica per chiudere i varchi e filo spinato alla sommità, abbia la «funzione di proteggere l’Ue dai profughi che potrebbero di nuovo riversarsi in massa lungo la rotta balcanica», ha spiegato a Radio Europa Libera Sciprim Arifi, sindaco del comune a maggioranza albanese di Presevo, nel sud della Serbia, municipalità dove i lavori sono in corso. Il suo obiettivo è veramente quello di «bloccare il confine di stato» e «prevenire la diffusione del coronavirus» portato dai migranti in caso di «ingressi di massa non autorizzati», si spiegherebbe su documenti ufficiali del governo serbo, ha specificato ieri la Afp.

Numeri crescenti di arrivi che stanno provocando problemi seri anche in Slovenia, dove solo nei giorni scorsi sono stati quasi 300 i migranti fermati in un’operazione anti-traffico di esseri umani. E in Macedonia, dove sono sempre più frequenti i rintracci di decine e decine di profughi nascosti su Tir in arrivo dalla Grecia. E pure in Bosnia, Paese dove si litiga da fronti interetnici sulla gestione dei profughi. E dove – in alcune aree, in particolare nel Cantone di Una-Sana, 7 mila profughi presenti – la gente sembra arrivata al punto di fare da sola, in chiave anti-migranti. Località dove si sono registrati negli ultimi giorni incidenti tra popolazione locale e rifugiati, tensione alle stelle, ronde e blocchi stradali per impedire l’afflusso di profughi. E dove sono persino comparsi volantini più che espressivi: «Immigrati, Velika Kladusa non è sicura per voi, tornate indietro». Il tutto, arricchito da un teschio, la scritta «danger» (pericolo) e «game over», il gioco è finito. O forse sta solo per ricominciare. –


 

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