Il corteo di Trieste Libera: ultimatum sul porto franco

Manifestazione degli indipendentisti da Campo Marzio al magazzino 26: «Risposte entro il 10 febbraio». Chiesto anche un incontro con le autorità
Di Corrado Barbacini e Laura Tonero
Silvano Trieste 08/12/2013 Manifestazione e Corteo TLT
Silvano Trieste 08/12/2013 Manifestazione e Corteo TLT

Trieste Libera lancia l’ultimatum alle autorità governative «per ripristinare la legalità nel porto franco di Trieste restituendolo al Territorio libero». Le risposte dovranno pervenire entro il 10 febbraio, ha tuonato Roberto Giurastante, il leader del movimento indipendentista, su un palco improvvisato davanti al Magazzino 26 dove il corteo partito alle 14.45 dalla stazione ferroviaria di Campo Marzio è approdato dopo avere attraversato le Rive: «L’Italia si uniformi al Trattato di Pace del 1947». La manifestazione ha visto sfilare 1.500 partecipanti secondo la Questura, 3mila secondo Trieste Libera (tra cui anche famiglie e bambini). Numero comunque di molto inferiore rispetto alla manifestazione del 15 settembre, e non tanti i simboli dell’Onu. C’erano invece striscioni con la scritta “Ultimatum all’Italia - Italij” e cartoncini neri con la parola ultimatum.

«La commissione di vigilanza - hanno spiegato i rappresentanti del Mtl – informerà i cittadini delle risposte o dei silenzi provenienti dai politici e dai rappresentanti di governo». Otto i punti scanditi da alcuni aderenti al movimento accompagnati dagli applausi di chi ha resistito fino alla fine della manifestazione arrivata in Porto Vecchio a suon di slogan, canzoni e sventolamento di bandiere. Tra le prerogative dettate dal movimento vi è quella inclusa nel Trattato di Pace e che impone tra l’altro che «il direttore del Porto Libero non deve essere cittadino jugoslavo o italiano», recita un articolo dell’ultimatum. Il Porto Libero deve essere «istituito e amministrato come una corporazione di Stato del Territorio libero avente gli attributi di persona giuridica». Ancora, «tutte le proprietà statali e parastatali italiane del Porto Libero saranno trasferite, senza pagamento, allo stesso Porto Libero». Gli indipendentisti esigono tra l’altro che in tutte le assunzioni di personale «la preferenza deve essere data a cittadini del Tlt». «Nei prossimi giorni – ha spiegato Giurastante - l’ultimatum verrà spedito per raccomandata a tutte le autorità, a partire dalla presidente dell’Autorità Portuale». Il movimento, per la prima volta, chiede anche un incontro urgente con le autorità governative, amministrative, religiose, ai rappresentanti delle attività produttive e dei lavoratori.

Prima di arrivare in Porto Vecchio per il comizio finale, il corteo ha bloccato il traffico sulle Rive. Imponente il cordone di sicurezza messo in campo per l’occasione: cinquanta tra agenti e carabinieri. Da Padova sono state fatte arrivare a Trieste due squadre della celere. E anche da Gorizia sono giunti i militari del battaglione con due Defender blindati. Una trentina gli agenti della polizia locale. Giurastante, da vero capo, a metà percorso - davanti al palazzo delle Generali - è tornato indietro e scortato dai guardaspalle lo ha percorso in direzione opposta filmando con la telecamera appesa al collo e alzando la mano sinistra in segno di vittoria. Sulla gru del Magazzino vini intanto era apparsa la bandiera rossa del movimento con l’alabarda. Vestite da majorettes con una scatola da scarpe appesa al collo, alcune ragazze chiedevano un piccolo contributo ai partecipanti: «Dateci una monetina. Liberiamo Trieste». All’arrivo in Porto vecchio i partecipanti erano scesi fortemente di numero.

Se il termine del 10 febbraio trascorrerà senza risultati «chiederemo l’intervento dell’Onu - ha detto Giurastante - e eventualmente che l'intera zona A venga trasferita a un altro Paese. Indichiamo l'Austria ma potrebbe anche essere la Russia, come dimostra l'interesse per Trieste in occasione del vertice bilaterale di novembre». Giurastante ha annunciato la presentazione al Consiglio di sicurezza dell’Onu di «15 mila firme di triestini che vogliono il Porto franco internazionale di Trieste, chiedendo l'invio di ispettori». La Russia è stato uno dei Paesi che «per primi il nostro movimento ha informato», ha continuato Giurastante.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo