Il coronavirus presenta il conto: dalla ceretta al dentista è allarme dei consumatori sui rincari in Fvg
TRIESTE Colore, taglio e piega ora costano dai due a sei euro in più, i massaggi linfodrenanti e le cerette dai tre ai cinque, il lavaggio dell’auto dall’euro e mezzo ai due. L’alcol denaturato e i prodotti igienizzanti hanno anche triplicato il prezzo. E poi ci sono i ritocchi sulla pallina di gelato e su alcuni generi alimentari, come per esempio la frutta tropicale, schizzata alle stelle a fronte di prodotti nostrani che, invece, stanno ritornando ai prezzi pre-emergenza. Aumenti dal 20% in su, quindi, per l’accesso agli stabilimenti balneari.
E rincari sulle sulle parcelle dei dentisti. Stabili i prezzi di pesce, carne e pane. Grosso modo bloccati i listini di bar e ristoranti, così come quelli dei servizi artigiani, dell’edilizia, delle lavanderie e delle sarte, dei negozi di abbigliamento, calzature, casalinghi, ottica, profumeria e cartoleria.
La fine del lockdown e la ripresa di gran parte delle attività hanno riservato più di una sorpresa ai consumatori. Il caro Covid-19 pesa già sulle tasche dei residenti della nostra regione. I ritocchi, viene spiegato dal fronte di chi li ha praticati, sono giustificati dalla difficoltà di reperire alcune merci o dai costi sostenuti per dotarsi dei nuovi dispositivi di sicurezza e per la sanificazione.
Le associazioni che tutelano i consumatori temevano, in realtà, aumenti peggiori, «ma il rischio è dietro l’angolo, con una recessione che potrebbe pesare molto sul consumatore», avverte Angelo D’Adamo, presidente regionale di Federconsumatori: «Per questo assieme ad Adiconsum abbiamo chiesto al governatore Massimiliano Fedriga la costituzione di un osservatorio che, attraverso soggetti portatori di interesse, monitori costantemente l’andamento dei prezzi». D’Adamo precisa che «sugli alimentari si sta registrando per ora una rinormalizzazione dei prezzi, mentre temiamo che i ritocchi su certi servizi diventino strutturali.
Il comparto della ristorazione non ha evidenziato rincari perché i gestori stanno appena cercando di fidelizzare nuovamente il cliente, tentando anche di capire come le abitudini di chi si siede a tavola siano cambiate». Antonio Ferronato, presidente regionale Adoc, aveva il timore che si verificasse «un aumento importante e generalizzato come avvenne con l’introduzione dell’euro – ricorda – mentre devo riconoscere, e ho molto apprezzato, che i commercianti hanno dimostrato maturità. Ritengo che l’indignazione che si è sollevata di fronte ad alcuni farmacisti che in regione avevano proposto mascherine a prezzi esagerati sia servita da monito».
«Le variazioni dei prezzi nelle settimane più critiche – osserva Renato Guercio, storico commerciante all’ingrosso e presidente del consorzio Triestegros – erano dovute sì alle difficoltà nei trasporti ma pure a normali variazioni dei valori di prodotti che inevitabilmente risentono dei cambiamenti climatici. Per quanto riguarda la frutta tropicale, va considerato che il Sud America, da dove proviene ampia parte di questi prodotti, è una delle aree più toccate ora dalla pandemia. Non appena l’emergenza a livello mondiale rientrerà, anche i prezzi si normalizzeranno. Il mio appello ai consumatori è di mangiare frutta e verdura di stagione e nostrana».
Un appello condiviso anche da un rivenditore al dettaglio come Antonino Nangano, storico fruttivendolo di Cavana, che spiega come «durante il periodo più duro dell’emergenza avevamo difficoltà di approvvigionamento di qualche prodotto, per questo i clienti hanno visto salire i prezzi di pomodori, zucchine e fragole. Ma ora la disponibilità c’è e, quindi, i prezzi sono rientrati nella normalità. Restano alti invece quelli della frutta tropicale: avocado, ananas, lime e mango sono cari perché i costi di trasporto sono saliti alle stelle».—
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