Il console d'Italia a Fiume Palminteri: «L’UpT rimanga un organismo solo tecnico»

«Le decisioni strategiche e quelle concrete devono essere prese dal finanziatore, governo e Regione, le prime, e dai beneficiari, la minoranza italiana, le seconde» 

TRIESTE Dopo quattro anni a Fiume in qualità di Console generale d’Italia, Paolo Palminteri si appresta a lasciare la Croazia. La sua prossima destinazione è il Cairo in Egitto, mentre al suo posto, il 7 gennaio arriverà il futuro console Davide Bradanini.

Dal 2015, come sono evoluti i rapporti tra la Croazia e la minoranza italiana?

C’è stata una prima fase non facile, con il precedente parlamento croato. L’allora ministro della Cultura aveva tagliato i finanziamenti all’Edit e aveva annunciato di volerli azzerare in un paio d’anni. Poi, il governo è caduto e c’è stata una svolta, addirittura con l’elezione di Furio Radin a vicepresidente del parlamento croato. Da allora la situazione è diventata più favorevole. I finanziamenti croati alla minoranza sono aumentati e si è anche dato l’ok a progetti nuovi, come la ristrutturazione del liceo di Buie. In questo caso, nonostante la competenza sia regionale, il governo croato si farà carico dei 2/3 dei costi e i lavori inizieranno nel 2020.

In che stato si trova la minoranza italiana? Si sente spesso dire che la comunità si rimpicciolisce e invecchia. È così?

Purtroppo è vero che la minoranza è sempre più piccola, ma questo è legato all’emigrazione che colpisce la Croazia. Alcune persone (anche alcuni esuli) si sono trasferite in Istria, ma questo non basta a contrastare l’emigrazione. Dall’altro lato, però, non direi che la comunità invecchia. Basta guardare al gruppo dirigente: il presidente della giunta esecutiva ha 39 anni e della stessa età sono anche il presidente dell’assemblea e altri quadri dirigenziali. I giovani, insomma, sono presenti e attivi.

Il bilinguismo è rispettato in Croazia?

In generale, direi di sì. È vero, si può fare di più, ma quanto ottenuto è già abbastanza. Qui a fiume non c’è il bilinguismo, ma si sono fatti grandi passi avanti con il riconoscimento delle radici culturali della città e l’installazione delle targhe che indicano i nomi storici delle vie del centro. È un’operazione visiva che mostra il debito che la città ha nei confronti della cultura italiana.

Di recente, l’Università popolare di Trieste (Upt) è stata commissariata e ci sono state tante frizioni con l’Unione italiana. Cosa succederà?

Io spero che con la fine del commissariamento, l’Upt torni ad operare nel benessere della comunità italiana e a farlo in modo efficace. L’Upt deve essere un ente tecnico, di spesa, mentre le decisioni strategiche e quelle concrete devono essere prese dal finanziatore (le prime) e dai beneficiari (le seconde).

L’Upt ha dunque ancora senso di esistere?

L’Upt è citata dalla legge 73/01, quindi è necessario che esista. Certo, si può modificare la legge, ma non so quanto convenga all’Unione italiana. Si aprirebbe un enorme vaso di Pandora. Io penso che l’Upt abbia ancora senso di essere, ma come ente tecnico, non deve fare politica.

Con che stato d’animo lascia Fiume dopo quattro anni?

Sono triste. Ho sviluppato un grosso attaccamento non solo per Fiume ma anche per la comunità in Istria. Se in questi anni sono riuscito a dare qualcosa, ho ricevuto in cambio molto di più. Io alla fine mi sento un po’ fiumano e me l’ha confermato anche il sindaco!

Il prossimo anno, Fiume sarà capitale europea della cultura. Che ruolo giocherà la minoranza italiana?

La minoranza è in realtà un po’ delusa, si aspettava un maggiore coinvolgimento. Va detto che come “Porto della diversità”, gli organizzatori pensano a tutte le diversità (ad esempio, anche al tema dell’omosessualità). Forse questo approccio ha creato un malinteso. Ad ogni modo, il consolato contribuisce con due progetti di valore: la mostra dedicata a Franjo Kresnik e il concerto, a febbraio, del Maestro Giuliano Carmignola, probabilmente il violinista più famoso al mondo.

Quale sarà la sfida più grande che dovrà affrontare il suo successore?

Sicuramente, bisognerà fare di tutto per conservare l’unità di rappresentanza della minoranza e non cedere alle spinte centrifughe. —

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