Il Consiglio si autoriduce: il taglio è legge

L’aula approva la diminuzione degli eletti da 59 a 49. Contrari Idv e Sinistra. Astenuti Pd, Cittadini, Fli e parte del Misto
Lasorte Trieste - Consiglio Regionale - Discorso Illy
Lasorte Trieste - Consiglio Regionale - Discorso Illy

di Gianpaolo Sarti

TRIESTE

Si finisce a pacche sulle spalle e battute di spirito: «Tu ci sarai ancora?». Sono quasi le sette di sera quando in Consiglio regionale si materializza ciò che fino a qualche mese fa stava nel cassetto dei sogni: gli inquilini del Palazzo si sono ridotti. La Casta si è tagliata. Se tutto va bene, cioè se il Parlamento deciderà di prendere in mano il provvedimento in tempi rapidi, la prossima legislatura i cittadini avranno sulle spalle una decina di eletti in meno.

C’è chi canta vittoria, c’è chi suona le campane a morto. C’è chi pensa, ahimè, di dover riprendere il vecchio mestiere. Chi è più in là con gli anni sogna invece la vituperata pensione, cioè il vitalizio. Quello resiste. Pare che il Friuli Venezia Giulia sia la prima regione in Italia ad approvare una legge del genere. Si passerà da un consigliere ogni 20mila abitanti a uno ogni 25mila; quindi - sostiene la maggioranza in base a dati Istat - probabilmente, da 59 a 49 consiglieri. Dieci in meno. Dieci buste paga da 10mila euro (lordi, ma ci sono i benefit) al mese in meno. Dieci futuri vitalizi in meno.

«Ma riducendo gli eletti si mina la rappresentanza», denunciano Idv e Rifondazione Comunista, contrari a questa mossa. Che, peraltro, potrebbe effettivamente metterli alla porta. Il goriziano Roberto Antonaz (Rc), ad esempio, se dovesse vincere il centrodestra difficilmente troverebbe spazio. Così il dipietrista Alessandro Corazza: il suo seggio a Pordenone sarebbe a rischio. Fuori anche Luigi Ferone, dei Pensionati. Sono alcuni dei possibili effetti di un “Consiglio ridotto”, ipotesi studiate a tavolino dall’amministrazione regionale. Ogni partito ci rimetterebbe qualcosa, i più piccoli – è chiaro – pagano di più. Lo hanno ribadito proprio Corazza e Antonaz preoccupati «per una legge che vedrebbe avvantaggiati Pdl e Pd. In questo modo si favorisce davvero la Casta – ha fatto notare il capogruppo dell’Idv – perché a ricevere più voti sarebbero i soliti noti». La sortita di Corazza non strappa lacrime. Si tira dritto per quella strada che lo stesso presidente della Regione aveva indicato nel suo discorso di due mesi fa: tagliare.

Renzo Tondo è intervenuto anche ieri: «Oggi la classe politica di questa Regione ha dato una dimostrazione di serietà - ha commentato - è una risposta equilibrata, non demagogica. Abbiamo preso atto che la nostra comunità chiedeva un ripensamento. L’abbiamo fatto in tempi previsti, senza farci trascinare in battaglie di carattere ideologico». Il governatore ha poi evidenziato che «il Parlamento farebbe male a non approvare la modifica dello Statuto. Sono convinto che la legge avrà una corsia preferenziale». Si vedrà. La norma, infatti, modifica lo Statuto e dovrà essere approvata in doppia lettura da Camera e Senato in quanto lo Statuto è legge costituzionale. I tempi sono strettissimi: l’obiettivo è arrivare con il nuovo assetto entro la prossima legislatura. Gli occhi sono dunque puntati sulla tenuta del governo. I consiglieri, come Paolo Ciani (Fli) l’hanno fatto notare subito. La modifica, in ogni caso, è stata approvata a maggioranza con i 29 voti favorevoli di Pdl, Lega, Udc e parte del Misto, 5 no di Idv e Sa, 15 astenuti di Pd, Fli, Un’Altra Regione e Cittadini. L’astensione del Pd, che comunque ha sposato l’idea della riduzione dei consiglieri, è legata alla bocciatura di un emendamento presentato dai democratici che suggeriva di istituire il numero fisso di 48 eletti. Con questa legge, protesta il capogruppo Gianfranco Moretton, «si arriverebbe invece a 50, così come proposto dal Pdl. Ma ricordiamoci che il 40% degli elettori non va a votare: dobbiamo dare alla politica un’espressione alta». Il presidente del Consiglio Maurizio Franz (Lega Nord) è soddisfatto: «È il primo tassello di una serie di provvedimenti che toccano la riduzione dei costi della politica, un impegno che mi ero personalmente assunto». Dibattito aspro in aula, ma gli accenti erano più o meno gli stessi. Con poche eccezioni, come quella di Alessandro Tesini (Pd), ex presidente del Consiglio. «L’opinione pubblica – ha riflettuto – si chiede cosa ha in cambio rispetto al peso enorme di un apparato del genere». In un’aula c’era un eloquente silenzio.

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