Il Consiglio si apre. Presenti in 6 su 49
Per chi suona la campanella. Per sei, sei su quarantanove. Il presidente Franco Iacop ieri mattina ha aperto i lavori del Consiglio regionale davanti a un’aula desolatamente vuota. Alle 10 e 07, non proprio una levataccia si direbbe, quando ha decretato l’avvio della giornata erano presenti soltanto i consiglieri del Movimento Cinque Stelle (Eleonora Frattolin, Elena Bianchi e Ilaria Dal Zovo: 3 su 5), Emiliano Edera dei Cittadini, Armando Zecchinon ed Enio Agnola del Partito democratico. Quest’ultimo, però, è uscito immediatamente. Tra i banchi della giunta solo l’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca. Tutto qui.
Il quadretto ha fatto sorridere i pochi al loro posto e lo stesso Iacop. Un sorriso tra il divertito e l’imbarazzato: uno scenario del genere nessuno se lo ricorda. Non certamente in questa legislatura, la prima a intervenire con decisione sui costi della politica. Ma non sui tempi, evidentemente. Un consigliere regionale, come noto, guadagna suppergiù 6 mila euro al mese, netti. E nessuno si preoccupa, orologio alla mano, dei ritardi. Non come avviene in una fabbrica o in uno normale ufficio, dove anche qualche minuto può pesare, eccome. O a scuola, dove chiedono la giustificazione. In piazza Oberdan le regole, così come gli stipendi, seguono altre logiche.
Dov’erano tutti? Qualcuno in ufficio a preparare il lavoro della giornata, altri in corridoio a chiacchierare. Altri al bar. Altri, invece, a Palazzo non avevano ancora messo piede. Iacop non ci ha dato tanto peso: «Nel momento in cui ho suonato la campana per cominciare i lavori il primo punto prevedeva le interrogazioni e le interpellanze – sottolinea il presidente – quindi basta che ci siano l’interrogante e chi risponde, non servono altri». In realtà l’interrogante, il consigliere del Pd Renzo Liva, in quel momento non c’era proprio, è arrivato qualche istante dopo. C’era, invece, l’assessore Telesca.
L’aula si è poi riempita piano piano, alla spicciolata. Ma il M5S, con Elena Bianchi, non ha mancato di far notare il caso postando su Facebook una foto del Consiglio regionale semivuoto. Si possono immaginare i commenti. «Sappiamo che non è obbligatorio esserci quando ci sono le interrogazioni – rileva Bianchi – ma è una questione di rispetto. C’è un orario, si inizia alle dieci. Certo, non è richiesta la presenza effettiva perché non si vota nulla, ma è una forma di rispetto all’istituzione e a chi deve intervenire con la sua interrogazione. E dovrebbe essere di interesse di ciascun consigliere viste le materie trattate. Va detto che nemmeno noi c’eravamo tutti: uno non c’era perché aveva la moglie in ospedale, mentre l’altro era in ufficio perché stava finendo di vedere gli emendamenti sulla legge programmata più tardi. È ammissibile – continua Bianchi – che qualcuno abbia cose da fare collegate a quanto è previsto durante la giornata e che quindi si possa trovare altrove, però è abbastanza significativo che una seduta venga aperta con così poche persone».
Il vicepresidente del Consiglio regionale Igor Gabrovec (Slovenska Skupnost) ammette: «Già, mancava tutta l’aula. È chiaro che come avviene per ciascun lavoratore in ogni categoria professionale anche noi dobbiamo impegnarci a garantire la presenza al nostro posto. Il nostro posto sono il Consiglio regionale, le commissioni e gli incontri che possono svolgersi fuori dall’aula e negli uffici. Alle dieci spesso accade che non tutti ci siano, in questo caso addirittura solo sei... Ma va ricordato che le interrogazioni in genere interessano solo l’interrogante e chi, per la giunta, risponde. Io personalmente sono a Palazzo quasi ogni giorno alle nove del mattino – evidenzia Gabrovec – oggi (ieri, ndr) mi trovavo in ufficio accanto. È anche vero che tanti consiglieri arrivano da lontano e qualche ritardo si accumula, ma c’è spesso una brutta abitudine al quarto d’ora accademico. Dobbiamo impegnarci di più, questo è vero».
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