Il Consiglio chiede due assessori in più
TRIESTE. «Non ce la può fare, non in tempi di crisi». In tanti si preoccupano per Sergio Bolzonello, l’assessore «con troppe deleghe». E, dopo la sollecitazione di Mauro Travanut (Pd) e Paride Cargnelutti (Ncd) che in commissione hanno invitato Debora Serracchiani a rafforzare numericamente la giunta, la richiesta diventa di Palazzo: servono uno o due assessori in più, sostengono anche Movimento 5 Stelle e Forza Italia.
Il vicepresidente della Regione, in realtà, rassicura tutti: «Ce la faccio». Cambiassero le cose, «sono certo che qualcuno me lo farà notare. La presidente in primis». Lei, al momento, non ci pensa. «Attenzione degna di miglior causa quella di M5S e Fi. Non abbiamo tabù sui numeri della giunta e, se mai avvertiremo la necessità, ci penseremo noi a mettervi mano, ma finora la squadra ha ben lavorato dimostrandosi all’altezza degli impegni», garantisce Serracchiani citando le riforme del 2014, l’abolizione del ticket, i progressi sulle infrastrutture, il ddl Rilancimpresa a breve in aula, il resto dell’agenda 2015 e aprendo la porta a eventuali proposte di legge dell’opposizione: «Siamo pronti a esaminarle». Più di qualcuno, però, condivide la tesi di Travanut e Cargnelutti. «Dopo che il Consiglio ha tagliato eletti, vitalizi, spese, non ho problemi ad andare controcorrente rispetto alle scelte dell’amico Renzo Tondo», dice Alessandro Colautti ricordando che fu l’ex governatore, dopo le uscite di scena di Vladimir Kosic e Andrea Garlatti, a mantenere l’assetto a otto sfruttando la modifica infilata nella Finanziaria 2012. «Era un momento in cui ci siamo sentiti obbligati a ridurre i costi – ricostruisce Sandra Savino, coordinatrice di Fi –. Ma a correre dietro all’anti-politica ci rimettono i cittadini». L’ex assessore prosegue: «Alla fine del mandato mi sono ritrovata con bilancio, finanze, programmazione, patrimonio, energia, ambiente e montagna. Mi fa piacere che qualcuno si sia oggi svegliato e apra una riflessione, anche sull’opportunità di ampliare così tanto la segreteria della governatrice». «A cosa serve – insiste tra gli altri Colautti – avere più segretari, magari scelti dai partiti, interinali, part-time, quando invece serve qualcuno che sappia risolvere i problemi della politica?».
«Sto con chi rilancia il tema dei dieci assessori – dice anche il forzista Bruno Marini –, basti pensare che è la stessa quota del Comune di Trieste. La questione costi non può essere gestita in questo caso al centesimo, ciò che conta è l’efficienza dell’esecutivo, sicuramente minata dall’eccesso di deleghe a carico, oltre che di Bolzonello, anche di Panontin e Santoro». Marini rassicura sin d’ora Serracchiani: «Non tema attacchi, sarebbe una scelta condivisa dall’opposizione». Quanto ai costi, sono i grillini ad avere la soluzione pronta. «È sufficiente redistribuire la cifra di oggi su più teste – dice Eleonora Frattolin –. Una giunta più funzionale vale il sacrificio di assessori con lo stipendio ridotto».
Soluzione alternativa è quella di pescare all’interno del Consiglio, lì dove gli eletti sono già a libro paga della Regione. «Gli esterni vanno usati quando non si trovano in aula le competenze richieste – osserva Cargnelutti –. In maggioranza più d’uno può saper fare l’assessore». Ma come redistribuire le deleghe? Elena Bianchi (M5S) non ha dubbi: «L’assenza più clamorosa è proprio quella di Serracchiani sulla montagna, delega chiave in questa regione. Con una migliore redistribuzione dei compiti basterebbe un solo assessore in più». Secondo Cargnelutti il nodo è invece quello delle attività produttive: «Bolzonello non ha colpe, ma non può gestire da solo competenze che un tempo venivano portate avanti da tre membri di giunta». Anche un grande vecchio come Gianfranco Moretton guarda da quella parte: «La fretta è stata pessima consigliera e oggi il comparto dell’economia, così come costruito, ingessa struttura e assessore. Bolzonello gira a vuoto». Ipotesi alternative? Qualche nome? «Non ne ho – dice Travanut –. L’importante è ritornare al numero dieci, quello che i legislatori avevano individuato come il più corretto, rimediando al peccato originale dello squilibrio delle competenze e superando un populismo di maniera che, a fine legislatura, peserà sui risultati di chi ha avuto troppo da fare». Se Colautti chiede «un assessore a tempo pieno per le situazioni di crisi», Marini non si tira indietro: «Lo dico a titolo personale, ma a me piacerebbe vedere all’opera proprio Travanut. Un altro molto competente è Renzo Liva, il presidente della prima commissione».
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