Il consigliere Gabrovec dopo la guarigione: «Uno choc, potevo rimetterci le penne»

Dopo tre settimane in ospedale, il consigliere Gabrovec è guarito e tornato a casa. «Un’imprudenza andare in aula dopo il tampone? Io ho agito in buona fede. Ero e sono mortificato con i miei colleghi, ho scritto a tutti per scusarmi»
Il consigliere regionale dell’Unione slovena Igor Gabrovec fotografato in casa dove è da poco tornato dopo aver contratto il Covid-19
Il consigliere regionale dell’Unione slovena Igor Gabrovec fotografato in casa dove è da poco tornato dopo aver contratto il Covid-19

Il consigliere Gabrovec dopo la guarigione: "Facciamo la nostra parte, restiamo a casa"

TRIESTE È guarito dopo tre settimane trascorse in ospedale. Igor Gabrovec, 48 anni, consigliere regionale di Unione slovena-Pd, è uno degli ottanta cittadini, a ieri, che in Friuli Venezia Giulia ha battuto il Covid-19. Seppur disturbato ancora da qualche piccolo colpo di tosse, sta gradualmente tornando alla normalità. E ricorda quella mattina del 3 marzo, quando aveva messo piede «per pochi minuti» in Consiglio regionale, e assicura: «L’ho fatto in buona fede, non avevo alcun sintomo da coronavirus».



Innanzitutto, come sta?

Bene.

È uscito dall’ospedale?

Sì, domenica sera, dopo il risultato del secondo tampone negativo a distanza di 48 ore, come previsto dalle direttive.

Le è rimasta la paura che il virus possa di nuovo scatenarsi?

Mi è rimasta l’angoscia di tre settimane d’isolamento in ospedale che, per uno mai entrato in ospedale in vita sua, è stato uno choc. La cosa positiva di tutto questo è stato il personale medico: dal primario agli addetti alle pulizie, sono state persone tutte fantastiche.

Che cosa ha fatto in queste tre settimane?

Non potevo vedere nessuno. Sentivo le persone al telefono e via messaggio. Mi hanno fatto decine e decine di prelievi del sangue e analisi dei fluidi corporei, quattro radiografie, una tac e un monitoraggio continuo con la flebo. La prima settimana, con febbre alta, rispondevo alle persone che mi chiedevano come stavo e fornivo indicazioni su sintomi e dove rivolgersi in questi casi. Insomma, ho fatto un po’ da ufficio informazioni. Ho guardato film e letto libri. Sono rimasto nel Reparto Malattie infettive del Maggiore la prima settimana. La seconda invece sono stato trasferito al piano superiore della stessa struttura, dove è stato creato un distaccamento di Pneumologia con medici di Cattinara. Gli ultimi giorni li ho trascorsi invece a Cattinara, in osservazione in Clinica medica, aspettando gli esiti dei tamponi.

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L'intervento di sanificazione in consiglio regionale


Il virus quindi è stato violento?

Paradossalmente non infettava - infatti non ho fatto “stragi” all’esterno -, ma si è riversato all’interno dei polmoni, provocando una polmonite interstiziale, definita peraltro “pre-letale”: potevo lasciarci le penne. Per fortuna con l’aiuto dei medicinali, un mix di antibiotici e antivirali, oltre al cortisone, e di un dosaggio d'ossigeno l’organismo ha reagito.

Quindi nessuna delle persone con cui è entrato in contatto è risultata positiva?

No. I miei famigliari hanno fatto due tamponi, il primo risultato negativo, del secondo si attendono gli esiti: sono tutti a casa in quarantena.

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Il selfie scattato da Igor Gabrovec nel suo letto al reparto Infettivi dell’ospedale Maggiore a Trieste


Adesso quali precauzioni le hanno detto di adottare?

Devo seguire un mese di riabilitazione pneumologica.

Potrebbe uscire?

Sì.

Quali sono stati i primi sintomi?

Quelli di una banale influenza. Non avevo però problemi respiratori o starnuti, tuttavia la febbre andava e tornava. I medici mi rassicuravano dicendo che non c’entrava il coronavirus. Ho chiesto di fare il tampone. Martedì 3 marzo in Infettivologia ho fatto una visita, in cui mi è stato di nuovo escluso il pericolo della presenza del virus. Per mia tranquillità me l’hanno fatto. La doccia fredda è arrivata la sera con l’esito.

Nel frattempo, quel giorno, è andato anche in Consiglio regionale…

Sì, di mattina, quando ancora ero sicuro di non aver alcun sintomo. Avevo due linee di febbre, ma come spesso mi capitava, prendevo un’aspirina e andavo comunque in aula. Volevo presentare un’interrogazione su una questione urgente. Quando sono entrato, stava ancora parlando il vicegovernatore Riccardi sulle iniziative da adottare per contrastare il coronavirus: lì ho capito che dovevo andarmene. Sono entrato e uscito dopo pochi minuti.

Con il senno di poi, ritiene di aver commesso una leggerezza partecipando quel giorno al Consiglio?

Ero e sono mortificato. Appena ho potuto, ho inviato le mie scuse al presidente del Consiglio, al segretario generale, e ai miei colleghi, che giustamente erano arrabbiati, e ho telefonato al presidente Fedriga. Ho spiegato di essere entrato in buona fede. Non avevo toccato nulla, mi ero pulito con il gel. Ho sottovalutato il problema anche perché, prima della tempesta, la percezione del rischio era ben diversa. Comunque saranno gli altri a giudicare: so di esposti alla Procura nei miei confronti, in quella sede dirò le stesse cose. Alla fine penso però che non c’è mai un male senza un bene: la mia positività ha fatto annullare due giornate di Consiglio, dove si sarebbero radunate decine e decine di persone senza mascherine che avrebbero anche mangiato alla stessa mensa.

Quindi quel giorno non ha percepito alcun gettone di sua presenza?

Ho chiesto che i pochi minuti in cui sono rimasto in Consiglio non vengano in nessun modo computati come mia presenza. Quando siamo in malattia, ci viene detratta parte dell'indennità spettante (non è propriamente un gettone) e io dal 3 marzo compreso risulto fisicamente assente ed in malattia.

Ha ricevuto gesti di solidarietà?

Sì da parte di politici di tutti gli schieramenti e anche da tanti cittadini. Io poi ho chiesto scusa a chi mi aveva criticato: il momento e la situazione erano molto tesi.

Come reputa il lavoro che della Regione per arginare il coronavirus?

Stiamo affrontando bene l’emergenza. Ci vuole coesione. —


 

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