Il concorso da 751 posti slitta al 2021, beffa per 3.500 precari della scuola Fvg
TRIESTE Un altro anno in bilico per i 3.500 precari storici della scuola del Friuli Venezia Giulia, così li definiscono i sindacati. Docenti con almeno 3 anni di servizio tra il 2008/09 e il 2019/20, e mediamente, sempre secondo le categorie, con 4-5 anni di esperienza, ma costretti ad aspettare ancora. Un paradosso perché il concorso (straordinario) per l’immissione in ruolo nelle secondarie di primo e secondo grado ora c’è. La scadenza per le domande è il 10 agosto (ore 23.59), ma quello che manca – nel mirino di Cgil, Cisl e Uil c’è il ministro Lucia Azzolina – sono i tempi certi delle selezioni: un guaio tanto più grave in una situazione di estrema incertezza per una scuola che dovrà convivere con il rischio contagio.
In Fvg i posti messi a disposizione dal governo sono 751, il 2,3% del totale nazionale di 32mila. Più o meno la metà della forza lavoro mancante – 900 docenti di sostegno, oltre ai 500 necessari a seguito dello sdoppiamento delle classi per i provvedimenti anti-Covid – stando a quando dichiarato in VI commissione dall’assessore all’Istruzione Alessia Rosolen. La classe di concorso che prevede più assunzioni, 80, è Italiano, storia, geografia nella secondaria di primo grado, seguono Matematica e scienze (73), Sostegno nel primo grado (59), Sostegno nel secondo grado (39) e Arte e immagine (38). La partita si inserisce in una stagione di concorsi che vede aperta anche la via ordinaria (le domande in questo caso scadono alle 23.59 del 31 luglio) e che ha visto pochi giorni fa, il 15 luglio, chiudersi la corsa all’abilitazione all’insegnamento.
L’obiettivo del concorso straordinario, la più recente iniziativa del Miur, è stabilizzare i precari che hanno già maturato esperienza in classe. I supplenti storici, appunto. Quelli con tre anni di servizio, anche non consecutivi, dal 2008/09 a oggi, su posti comuni o di sostegno, almeno un anno di servizio specifico, vale a dire nella classe di concorso di interesse e nella tipologia di posto per la quale si concorre, e un titolo di studio idoneo per la classe di concorso (laurea o diploma per gli insegnanti tecnico-pratici). «Consentire di fare domanda non significa risolvere i problemi, seri, di una scuola che tra poco più di un mese dovrà ripartire dopo mesi di pandemia - commenta Adriano Zonta, segretario regionale Cgil Fcl -, un evento che ha reso ancora più evidenti le criticità del sistema. Questi concorsi non porteranno alcun contributo immediato, quello di cui avevamo bisogno. Non a caso, avevamo suggerito, inascoltati, di assumere gli abilitati per un’immissione in ruolo in settembre, in attesa di successiva verifica concorsuale».
Per la Cisl Scuola Fvg, Tina Cupani parla di un «sistema farraginoso dal centro alla periferia» e denuncia il ritardo: «Siamo quasi ad agosto, non il periodo più opportuno per poter garantire ai lavoratori, agli studenti e alle loro famiglie che la scuola ricomincerà regolarmente. Serviva una stabilizzazione di fatto, non un ulteriore sovraccarico di lavoro in settimane già segnate da altre scadenze». A incalzare è anche Ugo Previti, segretario regionale della Uil Scuola: «In una casa che brucia si chiamano i vigili del fuoco, non l’arredatore come sta facendo il ministro. Fino all’autunno inoltrato non si partirà di certo e dunque in avvio di anno scolastico non ci potrà che essere l’ennesimo ricorso al lavoro precario. C’è pure il rischio, a concorso ultimato, che la prossima primavera qualche nuovo assunto entri in classe quasi a raccogliere il testimone di una staffetta. Ma la scuola non è una pista di atletica». Previti non dimentica altri due nodi: «Avremo anche dirigenti scolastici scontenti, visto il blocco della procedura di trasferimento nelle regioni di provenienza e continueremo a soffrire la carenza dei “segretari”, causa i tempi lunghi della chiusura del concorso».
Duro anche il presidente della commissione Cultura al Senato Mario Pittoni: «Per coprire i posti, non volendo l’operazione di buon senso del piano di stabilizzazione dei precari che proponiamo da mesi, il ministro sta pensando all’utilizzo di chi non ha completato gli studi, platea che andrà a ingrossare la massa degli sfruttati». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo