Il Comune prepara il centro raccolta h24
Prevista una quinta area ecologica a Rozzol Melara in aggiunta alle quattro esistenti e al servizio gratis a domicilio

La polizia locale e le guardie ambientali vigilano sui furbetti. Ma, evidentemente, non è mai troppo. E poi c’è il Comune, anzitutto, che spende, prelevando dalle casse della collettività, in media 500mila euro ogni anno - un extra rispetto a quanto entra dalla normale tassa sui rifiuti - per la raccolta da parte di AcegasApsAmga degli ingombranti abbandonati. Lasciati, dall’inciviltà galoppante, vicino ai cassonetti o nelle aree aperte del territorio triestino. Eppure, a disposizione della cittadinanza, proprio a Trieste ci sono ben quattro punti di raccolta gratuiti, a cui si aggiunge il servizio di ritiro a domicilio del gruppo Hera, eseguito da Quarciambiente, di materiale ingombrante fino a un volume di un metro cubo per volta (non è poco), attivabile semplicemente telefonando al call center: in un paio di minuti si concorda una data e nel giro di tre, quattro giorni il problema è risolto direttamente a domicilio.
In previsione poi, come annuncia l’assessore all’Ambiente Luisa Polli, l’amministrazione cittadina prevede anche la realizzazione di un’ulteriore centro di raccolta, questa volta “h24”, nell’area di Rozzol. I dettagli saranno definiti di concerto con Acegas. In ogni caso - vuoi perché viene ignorato questo sistema, vuoi perché di mezzo ci sono altri soggetti come imprese che lavorano in nero o che non possono o non vogliono affrontare i costi di smaltimento dei rifiuti di determinati quantitativi attraverso le ditte specializzate - sta di fatto che per questi motivi l’altipiano (ma non solo) è incessantemente colmo di rifiuti. «La logica giuridica si differenzia tra rifiuti urbani e quelli derivanti da attività industriale, commerciale e artigianale», spiega Fabrizio Pertot di Pertot ecologia e servizi, azienda specializzata che interviene anche per raccolta, trasporto, smaltimento e recupero di rifiuti urbani, speciali e ospedalieri, pericolosi e non, sia allo stato solido che liquido, che quindi non si possono conferire normalmente nelle sedi convenzionali dell’AcegasApsAmga. Chiunque debba smaltire come impresa degli scarti speciali che superano le misure consentite gratuitamente, è obbligato a presentare un formulario di identificazione.
Ed è qui che casca l’asino: secondo quanto riportano i cittadini volontari che si adoperano per ripulire la città dalle montagne di detriti all’assessore all’Ambiente Luisa Poll. «Sono le ditte le maggiori responsabili di queste discariche, che non facendo interventi regolari non possono fare le bolle di smaltimento rifiuti e quindi riversano tutto abusivamente in giro per la città. Ma insieme a loro ci sono anche dei privati cittadini che fanno questo per mancanza di cultura ambientale», specifica Polli. Per disincentivare tutti questi comportamenti, vengono eseguiti appostamenti e svolte indagini contro chi commette queste azioni, che possono diventare reati. Sono 97 le multe effettuate nel 2016 dalle forze dell’ordine, escluse quelle a rilevanza penale. Dall’ambito amministrativo si passa al reato «quando vengono abbandonati rifiuti pericolosi, specialmente come i residui di demolizione e materiale edile. Normalmente viene fatta un’indagine - spiega il vicesindaco Pierpaolo Roberti - e poi il Nucleo di polizia giudiziaria stabilisce se si tratta di reato oppure no. Se tutti seguissero le norme di buon senso risparmieremmo tutti». Anche perché le stesse ammende partono dai 50 euro e arrivano anche e oltre i 500.
(b.m.)
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