Il Comune nega al Gay Pride la festa finale in piazza Unità
TRIESTE Il Pride Fvg non potrà concludersi in piazza Unità. Lo ha deciso la giunta comunale, che ha espresso parere contrario alla richiesta degli organizzatori di poter allestire un palco dove si sarebbero esibiti degli artisti a conclusione del corteo in programma l’8 giugno.
Al momento non è stato ancora definito dagli organizzatori il percorso, sul quale l’amministrazione Dipiazza non può imporre divieti se non fornire un parere al tavolo sulla sicurezza in Prefettura. Il Comune può però - come ha fatto - respingere la richiesta di occupazione di suolo pubblico nel luogo in cui termina la manifestazione.
La motivazione, fa sapere il sindaco Roberto Dipiazza, è semplice: «Quanto proposto non è coerente con gli indirizzi di mandato della giunta, che si è espressa in modo compatto e senza nessun tentennamento». Il riferimento è al punto 6 del programma elettorale, quello dedicato alla Famiglia e nel quale, tra le altre cose, si preannunciava l’intenzione di uscire dalla rete Ready, come poi effettivamente successo.
La notizia emerge all’indomani della scelta dell’Università di concedere invece il patrocinio, una scelta che ha innescato una serie di polemiche con il vicesindaco Paolo Polidori che ha definito la decisione del Senato accademico sbagliata.
L’assessore con delega agli eventi Lorenzo Giorgi conferma che, della richiesta, si è discusso poco: «Contrasta con le linee programmatiche con cui siamo stati eletti, è un dato oggettivo e quindi non c’era molto di cui parlare. Per quanto riguarda la manifestazione speriamo vada tutto per il meglio, chi vorrà partecipare potrà farlo in piena libertà».
Antonella Nicosia, presidente del Pride Fvg, al momento preferisce non commentare perché «non abbiamo ricevuto nulla di ufficiale. Sinceramente non pensavo fossero così bloccati sulle loro posizioni. Il corteo non lo possono vietare, possono vietare la richiesta di occupazione di suolo pubblico visto che volevamo allestire un palco in piazza Unità, dove si sarebbero dovuti alternare degli interventi di personaggi di spicco, con delle esibizioni live di alcuni gruppi musicali. Ora chiaramente dovremo valutare cosa fare». Il piano, in ogni caso provvisorio, era di far partire la manifestazione da piazza Libertà - anche questa però potrebbe essere vietata a causa del cantiere in corso - per poi muovere lungo via Ghega, via Carducci, piazza Goldoni, Corso Italia e concludere la sfilata in piazza Unità.
A bocciare duramente la decisione dell’amministrazione triestina è l’ex sindaco di Udine e oggi consigliere regionale di Open Furio Honsell, che proprio due anni fa aveva autorizzato e partecipato al Pride nel capoluogo friulano: «Questo divieto mi intristisce e mi lascia perplesso perché le piazze e la città non sono del sindaco, ma dei cittadini. Non bisogna dimenticare che ci sono anche le minoranze e se qualcuno fa richiesta di fare una manifestazione in piazza deve essere concessa proprio perché è il simbolo della comunità che accoglie tutti. Quello del Comune è un gesto di grave discriminazione perché il compito di un’amministrazione è quello dell’unità, dell’inclusività, e di accogliere restando uniti nelle differenze».
Giovanni Barbo, consigliere comunale del Pd, parla di decisione «antidemocratica con un uso politico dello spazio pubblico che dovrebbe essere a disposizione di tutti. Francamente mi sembra ci siano anche i margini per un ricorso. Diciamo che, comunque, è una scelta che non mi sorprende, visto che abbiamo a che fare con una destra oscurantista che ci sta portando al Medioevo sul tema dei diritti della persona». —
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