Il Comune: il Ferroviario non blocchi lo sviluppo

Bucci: «L’accordo si può trovare». Godina: «Porto Vecchio è il futuro del Sistema Trieste»
Il ricorso presentato al Tar dal Dopolavoro Ferroviario contro l’Autorità portuale sul futuro spostamento dal Porto Vecchio rischia di arenare lo sviluppo della città. Un pericolo che va evitato. Questo, nella sostanza, il pensiero delle istituzioni locali. «Il Piano regolatore portuale detta una strategia precisa di sviluppo per la città, che va salvaguardata. Credo comunque che il ricorso presentato dal Dopolavoro Ferroviario al Tar sia debole e non la metta in pericolo». L’assessore comunale con delega alla pianificazione territoriale e al porto, Maurizio Bucci, interviene così nella querelle fra Autorità portuale e Dlf, innescata da una lettera in cui l’Authority rinnova per un solo anno la concessione dell’area all’associazione, in considerazione del possibile spostamento delle attività in un’altra zona per fare spazio a servizi per la nautica ed alla nuova sede della Fiera.


Una situazione resa poi incandescente dal ricorso al Tar presentato appunto dal Dlf, in cui si chiede prima di tutto l’annullamento del Decreto del presidente della Regione, con il quale si approva la variante generale al Piano regolatore del Porto Vecchio, e di tutti gli atti che rappresentano la premessa alla variante in questione. Il Dopolavoro Ferroviario non vuole lasciare lo storico bagno, che gestisce da ottant’anni. Un’azione che rischia di mettere i bastoni fra le ruote all’azione di riqualificazione e ridefinizione in senso turistico-commerciale non solo dell’area compresa fra il molo Zero ed il terrapieno di Barcola.


«Anche se bisognerà valutare quali saranno le conseguenze degli interessi dei privati che avranno in mano la futura gestione dell’area, ritengo possa essere utile concordare una strategia assieme allo stesso Dopolavoro Ferroviario - prosegue Bucci -. Sono dell’idea, in effetti, che sia possibile coiniugare l’attività diportistica con quella dello stabilimento balneare. Inoltre, quest’ultimo va in qualche modo salvaguardato: creiamone uno più dignitoso di quello attuale, che onestamente mi sembra felliniano».


«Se da un lato capisco chi da ottant’anni è presente in quell’area - è il pensiero del vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico della Provincia di Trieste, Walter Godina -, dall’altro mi rattristo. Bisogna che la gente capisca che il futuro della città passa per il Porto Vecchio e che su questo si fanno delle scelte strategiche, collegate su un Sistema Trieste che dovrà essere diverso dal passato e che coinvolgerà, fra l’altro, l’Autoporto di Fernetti, da dedicare a logistica e retroportualità con l’eventuale spostamento di una parte del Punto franco. Non ci si può lamentare del fatto che qui nulla cambia ed essere poi i primi a non capire o criticare determinate soluzioni».


Godina ribadisce poi di «capire come il passato e le tradizioni vadano rispettate, ma allo stesso modo che a volte ci siano delle priorità da scegliere. Mi riferisco a nuovi posti di lavoro, sviluppo e prospettive per Trieste. In ogni caso - conclude - l’Autorità portuale deve valutare quanta fretta ci sia di passare all’azione. Dico infatti che il tempo per arrivare a una mediazione c’è, cerchiamola». Nel frattempo, dall’Authority il presidente Claudio Boniciolli dichiara: «Non capisco le ragioni del ricorso, visto che la concessione demaniale è stata rinnovata». E si rifà a una nota scritta in cui si specifica fra l’altro che «la variante al Piano regolatore portuale per l’ambito del Porto Vecchio non prevede la rettifica della linea di costa esistente». La concessione ha carattere annuale, cosa che lascia aperta ogni libertà decisionale per il futuro sulla base delle nuove domande che verranno presentate.


Dal canto suo, attraverso un comunicato a firma del presidente Claudio Vianello, l’associazione Dopolavoro Ferroviario spiega che «l’auspicato accoglimento della nostra impugnativa risulterebbe circoscritto alla sola area dataci in concessione, determinando l’esigenza di riprogrammare la destinazione d’uso in senso conforme a quello delle concessioni del Cc Saturnia, della Società velica Barcola e Grignano, della Società nautica Sirena». In merito, infatti, l’avvocato Furio Stradella, che ha redatto il ricorso per conto del Dlf contro l’Autorità portuale, aveva sottolineato «la disparità di trattamento operata tra situazioni perfettamente uguali». Vianello prosegue poi così: «Continuiamo a non comprendere perché l’unica attività già coerente con i complessivi fini di riqualificazione del Porto Vecchio debba cessare, e ciò con danno non già di una ristretta cerchia di poche persone, ma per l’intera città, nei confronti della quale il nostro stabilimento e le nostre attività sportive sono aperte. Si pensa di spostarci, senza nemmeno chiarire cosa di più rilevante sotto il profilo sociale deve essere realizzato sul nostro sito, e senza neppure indicare un’area alternativa».


In risposta poi a quanto sostenuto il giorno prima da Maria Teresa Bassa Poropat, il numero uno del Dopolavoro Ferroviario conclude: «La presidente della Provincia afferma che esiste la variante e che essa va applicata: ma sarebbe bene che visionasse pure l’elencazione delle gravi illegittimità che essa arreca e che, ove non emendate, potrebbero in futuro compromettere la sorte dell’intero strumento con il quale si vuole fondare il futuro della città».

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