Il Comune dirotta all’Urp i due quotidiani “censurati”

MONFALCONE L’Avvenire e Il manifesto tornano a disposizione del pubblico, seppur non nella biblioteca comunale, dove volevano i cittadini che li avevano comprati. Da oggi verranno esposti nell’Ufficio relazioni pubbliche del Comune di Monfalcone. Qualche speranza in più è riservata all’Avvenire, visto che l’amministrazione comunale ha deciso di rinnovarne l’abbonamento nel 2019.
Lo ha dichiarato ieri il sindaco Anna Maria Cisint, dopo che la notizia del depennamento dei due quotidiani dalla biblioteca è rimbalzata in lungo in largo facendo in poche ore il giro del Paese. «I due giornali sono sempre stati a disposizione della casa di riposo. Penso che la sala di lettura di una biblioteca comunale non deve essere usata per la propaganda politica. Se io mettessi ogni mattina sul tavolo della sala di lettura la rivista di Forza Nuova o di qualsiasi altro giornale apertamente schierato si direbbe che voglio favorire la propoaganda di quel partito». Queste le parole con il sindaco argomenta la decisione di metter fin da oggi i due quotidiani a disposizione dell’Urp, nel palazzo comunale.
Un compromesso cui Cisint è giunta dopo le accuse di censura e violazione dell’articolo 21 che le sono state mosse in maniera trasversale. Due le interrogazioni parlamentari indirizzate al premier Conte, presentate rispettivamente dal Pd e LeU, ma la tirata d’orecchie arriva anche dall’Ordine nazionale dei giornalisti italiani. Nel frattempo la notizia viene ripresa non solo dai due quotidiani direttamente coinvolti, Il manifesto, di indirizzo comunista, e l’Avvenire. Citando solo le testate nazionali, finisce su Repubblica, Articolo 21, e persino sul Giornale diretto da Sallusti. Insomma, è stato come scoprire il vaso di Pandora.
L’anno scorso il caso sembrava risolto quando cittadini e associazioni – affiancati da La Sinistra per Monfalcone e Sinistra italiana – avevano fatto una colletta per acquistare i due giornali che il sindaco aveva eliminato dalla biblioteca. Fulmini e lampi sono scesi lunedì, quando è emerso che dei giornali in biblioteca non c’era comunque traccia. Il sindaco aveva deciso di spedirli in casa di riposo, cosa che pare abbia funzionato peraltro solo per un periodo. L’eco, inevitabile. Rimbalzata anche a suon di interrogazioni. La prima, a firma delle parlamentari Pd Debora Serracchiani e Tatjana Rojc: «Di fronte a una decisione deplorevole e arbitraria, figlia di un clima sempre più pesante nei confronti della libertà di stampa e della pluralità dell’informazione, abbiamo deciso di presentare immediatamente al Presidente del Consiglio Conte una interrogazione alla Camera e al Senato per sapere sulla base di quali disposizioni è stato impedito ai cittadini di Monfalcone di poter usufruire delle due testate il cui abbonamento è stato sottoscritto come donazione dai cittadini».
La seconda arriva dal segretario di Leu, Nicola Fratoianni: «Non c’è mai limite al ridicolo, ma tutto deve avere un limite di decenza. Siamo certi che il prefetto di Gorizia abbia già provveduto ad intervenire nei confronti dell’amministrazione locale. Lo dovrà fare comunque, dato che abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare al governo» . Il caso tocca anche l’eurodeputata Pd Isabella De Monte: «Cisint non può decidere a suo piacimento ciò che è lecito leggere in uno spazio pubblico quale è la Biblioteca comunale». –
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