Il Comune di Trieste lancia il "piano vaccini" per le maestre

Vaccini non solo per i bambini, ma anche per gli insegnanti. La proposta, destinata a far discutere, parte ancora una volta dal Comune di Trieste. Dalla stessa città e dallo stesso ente locale da cui un anno fa è iniziata la battaglia politica che oggi ha reso obbligatoria la profilassi per le iscrizioni negli asili cittadini. È la famosa delibera del municipio, confluita poi in un regolamento, diventata a inizio anno un requisito d'accesso sia per i nidi sia per le scuole d'infanzia comunali e quelle convenzionate, dunque tanto la fascia 0-3 quanto quella 3-6 anni.
La scelta imboccata dal Comune di Trieste, come noto, si basava su una constatazione: le coperture vaccinali, nel capoluogo, sono scese al di sotto del livello di sicurezza (il 95%), quello che secondo le autorità sanitarie garantisce il controllo nella diffusione delle malattie. Ciò si è verificato per tutte e quattro le patologie considerate: antidifterica (89%), antitetanica (91%), antipoliomielitica (92%) e all'antiepatite virale B (89%).
L'idea di estendere le profilassi tra le maestre è sempre di Angela Brandi, l'assessore all'Infanzia che con il suo pressing aveva acceso dibattiti e polemiche con i “no-vax” a livello nazionale. È la diffusione della pertosse, segnalata in questi mesi in una decina di istituti cittadini, ad aver spinto Brandi a una nuova riflessione sulla questione. «Credo si debbano prendere provvedimenti utili a proteggere non solo i bambini, ma anche gli adulti che lavorano a stretto contatto con loro», osserva l'esponente della giunta Dipiazza.
Il progetto è tutto da definire, ma la giunta lo sta già studiando. Diversamente delle iscrizioni per gli asili, l'assessore non può imporre ai propri dipendenti di vaccinarsi. Non sarebbe possibile sul piano giuridico, poiché andrebbe a scontrarsi con le condizioni contrattuali, ad esempio. L'idea, piuttosto, è avviare una campagna di sensibilizzazione “serrata”, anticipa Brandi, per stimolare il personale a farsi avanti. «Credo sia nel loro interesse - afferma - e dell'intera collettività, quindi mi aspetto una loro disponibilità».
Il timore, in effetti, è che l'intero provvedimento sull'obbligatorietà per i bambini venga alla fine vanificato, in termini di copertura sulla popolazione, se non si interviene pure tra gli adulti che operano direttamente nelle scuole. L'assessore sta valutando le modalità di applicazione del suo piano con il responsabile del servizio Prevenzione e protezione del Comune. «Il rischio contagio esiste, al pari dei bimbi, pure per gli adulti - ragiona Brandi - quindi se promuoviamo la validità della vaccinazione pure tra il personale, si potrà raggiungere più facilmente la copertura del 95% che garantisce l'effetto gregge nel controllo delle malattie. Ne possono giovare tutti. Ripeto, le modalità con cui attuare ciò, a cominciare dalle iniziative di comunicazione, sono tutte da stabilire».
Ma quali sono i vaccini che l’assessore vorrebbe promuovere anche tra i dipendenti che lavorano ai nidi e nelle scuole d'infanzia? L'antidifterica, l'antitetanica, l'antipoliomielitica e l'antiepatite virale B, cioè quelli obbligatori contenuti nella delibera municipale per le iscrizioni negli asili dei bimbi. Ma l'assessore intende andare oltre. «Se si parla di sensibilizzazione - aggiunge Brandi - l'iniziativa si potrebbe estendere. Vedremo».
Sull’incremento della diffusione delle pertosse, infine, Brandi non ha comunque dubbi. «Il fatto che sia aumentata - rileva - dimostra ancor di più l'importanza della vaccinazione come strumento preventivo per evitare il contagio di malattie pericolose. Sinceramente auspico che oltre alle misure di profilassi già indicate dalla legge, prima o poi si arrivi a un allargamento, a livello nazionale, della copertura per patologie come la pertosse, appunto, ma anche il morbillo, la rosolia, la varicella e la meningite. Sui casi di pertosse comunque - avverte ancora Brandi - spero che non si debbano usare toni allarmistici, ma che si riesca a tenere veramente sotto controllo la situazione. Quanto sta avvenendo - conclude l'assessore - dimostra ancora una volta l'importanza del nostro provvedimento di prevenzione per la salute pubblica».
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