Il Comune di Trieste in giudizio per avere l’ex Ici dalle aziende in porto

L’assessore Montesano: «Sono in ballo diversi milioni» Stanziati 116mila euro per farsi rappresentare da Uckmar

I milioni in ballo crescono, anche se più di cinque anni a ritroso non si può andare. «Sono parecchi - ammette l’assessore comunale alle Risorse economiche e finanziarie Matteo Montesano - ma il Comune non ne ha ancora visto nemmeno uno perché dopo ogni accertamento viene puntualmente proposto il ricorso e le cause nei vari gradi si prolungano». I milioni sono quelli dell’ex Ici che a detta dell’amministrazione comunale sono obbligati a versare per i propri spazi coperti anche i concessionari del porto che al contrario se ne ritengono esenti. L’ultima tranche di accertamenti, fatti nel 2013 ma riferentesi agli anni precedenti, coinvolge Francesco Parisi, Ins, Pacorini Silocaf, Csd, Italia Marittima, Pacorini metals Italia, Bevagna, Terminal merci, Grandi molini italiani e Tergestea. Puntualmente sono scattati i ricorsi alla Commissione tributaria provnciale, ma il Comune ancora una volta, come già aveva fatto la precedente amministrazione Dipiazza e anche la stessa giunta Cosolini ma all’epoca dell’assessore Maurizio Consoli, ha deciso di resistere in giudizio. La settimana scorsa la giunta ha approvato una deliberazione con cui affida la propria rappresentanza al professor Victor Uckmar fiscalista di prestigio internazionale oltre che agli avvocati Caterina Corrado Oliva e Oreste Danese. Nella delibera si afferma che «le spese necessarie per l’attività processuale sono presuntivamente di 116mila euro» e nelle premesse si specifica che «il preventivo di data 27 marzo 2014 dello studio Uckmar è stato ritenuto congruo rispetto alla complessità dell’incarico e alle ricadute economiche conseguenti all’esito del contenzioso.»

«Gli accertamenti che ci riguardano sono per gli anni precedenti al 2011 - specifica Francesco Parisi, presidente dell’omonimo gruppo - l’Ici per i magazzini in porto non è mai stata dovuta, sarebbe assurdo dal momento che paghiamo già i canoni di concessione e le tasse di registro. Credo che alla base di tutto vi sia un conflitto tra Comuni e Autorità portuali. Comunque sia ultimamente pur per altri motivi dato che i terminal moderni hanno bisogno essenzialmente di grandi spazi, abbiamo risolto la questione alla radice: i magazzini sul Molo Sesto li abbiamo rasi al suolo.» «I magazzini portuali sono stati accatastati solo di recente - ribatte Montesano - i concessionari sostengono che rientrano nella categoria catastale del gruppo E, non soggetta a Ici, mentre secondo noi fanno parte del gruppo D che comprende immobili per i quali l’imposta va comunque pagata».

La questione negli anni scorsi era deflagrata proprio a Trieste dove l’Autorità portuale “multata” dall’Agenzia del territorio per non aver accatastato capannoni, uffici e magazzini di 29 concessionari, assistita dallo studio legale Maresca&partners aveva vinto il ricorso presentato dinanzi alla Commissione tributaria provinciale. In quell’occasione la Commissione aveva affermato che «il tributo per i terminalisti non è dovuto». In qualche altro caso però ricorsi proposti da terminalisti sono stati bocciati dalle Commissioni locali. La Babele interpretativa è tale che un medesimo terminalista o spedizioniere in un porto può vedersi costretto a pagare l’Ici, mentre in un altro non deve nulla al Comune.

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