Il Comune di Trieste deve pagare l’Iva sui soldi spariti al mercato
TRIESTE Quasi quarantamila euro. Un’imposta di valore aggiunto (Iva) sull’assenteismo. È il conto salato al Fisco che il Comune di Trieste deve pagare per lo scandalo che ha coinvolto il Mercato ortofrutticolo di Campo Marzio. Oltre il danno la beffa. L’amministrazione comunale, è il succo della delibera di giunta approvata in aprile, dovrà rispondere di violazioni sostanziali in materia di Iva come da processo verbale di constatazione del 16 marzo del nucleo di Polizia Tributaria di Trieste: «Dalla riconciliazione dei documenti fiscali non risultano registrati, ovvero risultato annotati in contabilità per un valore inferiore, alcuni documenti oggetto di appropriazione indebita da parte del dipendente comunale Maurizio Sodani (ex direttore dell’ortofrutticolo, arrestato il 15 gennaio 2013 e sospeso dal servizio, ndr) e che di conseguenza questa amministrazione ha omesso di annotare nei registri delle fatture di vendita e dei corrispettivi gli importi delle operazioni imponibili relative a tali documenti». Praticamente l’Imposta di valore aggiunto evasa è pari a 32.520,88 euro: 11.570,11 euro nel 2010, 12.404,94 euro nel 2011 e 8.545,53 euro nel 2012.
All’amministrazione comunale è stata contestata la violazione per presentazione infedele della dichiarazione annuale Iva per la quale dovrà pagare una sanzione pari a 6.500 euro. Ovviamente l’amministrazione, si legge nella delibera, si riserva di costituirsi «parte civile nel procedimento penale in corso attivando ogni tutela legale a favore del Comune anche dirette al recupero delle somme di cui terzi risultino essersi indebitamente appropriati e di quanto l’ente è chiamato a pagare per sanzioni o imposte evase». Ma sarà impossibile tornare in possesso di questi soldi. L’inchiesta del pm Massimo De Bortoli, partita nel dicembre 2012 da un caso di assenteismo, ha scoperchiato gli strani affari del mercato ortrofrutticolo che facevano capo all’ex direttore: dagli affitti in nero di magazzini fantasma a una fatturazione allegra. È stato lo stesso Sodani, 60 anni, che ha subito ammesso le proprie responsabilità riguardo ai soldi spariti (si parla di quasi 700mila euro in 14 anni di non proprio “onorato” servizio) a spiegare il meccanismo: «Il denaro era quello delle fatture dei grossisti». In pratica le fatture delle aziende che affittavano gli spazi al mercato venivano stampate in bianco nel numero e nella data così il direttore le utilizzava come meglio riteneva. Tratteneva per sé non meno di 2.500 euro al mese: un bonus aggiuntivo, quasi un’indennità da assessore.
L’amministrazione comunale non si è mai accorta di nulla. Non che i controlli siano stati particolarmente brillanti: «Il Comune ha fatto un’unica verifica nel 2008 che però essendo unicamente cartacea non ha consentito di rilevare eventuali irregolarità» ha dichiarato nell’interrogatorio di garanzia. Di tutti i soldi sottratti al mercato di Campo Marzio non sarebbe rimasto nulla. Tutti o quasi persi al gioco. Un vero azzardo. «Ho sempre avuto il debole per il gioco. Scommettevo sui cavalli, giocavo alle slot e andavo spesso nei casinò oltreconfine. Ho perso molti soldi e ho utilizzato quelli comunali per questo vizio oltre che per spese familiari. Ciò mi era possibile non registrando parte delle fatture che così non venivano contabilizzate» ha confessato Sodani. Solo a gennaio 2013, poco prima dell’arresto, aveva trattenuto 7mila euro, versandone al Comune 7mila e 500. Oltre a lui sono indagati il vicedirettore Claudio Di Toro (consigliere comunale leghista a Muggia), i dipendenti Linda Sain ed Elio Gesù il vecchio direttore Fulvio Del Toso. Sodani, aveva addirittura rinunciato (pur avendone la possibilità) ad andare in pensione nel 2012, preferendo stare al mercato. Un vero caso di attaccamento al lavoro. Magari invece di andarci alle 4 del mattino, entrava alle 7 lasciando ai colleghi il compito di strisciare il suo badge alle prime luci dell’alba. Ma almeno su questo non c’era Iva da assolvere.
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