Il Comune di Monfalcone avvia la stretta sui controlli nelle aziende
MONFALCONE. Sembra passata un’era geologica da quando un lavoratore non si doveva arrovellare se la distanza da un collega fosse inferiore o superiore al metro. Da quando si poteva leggere il labiale del dirimpettaio, prima che bocche e punte di naso venissero celate da mascherine, oggetti che la stessa amministrazione comunale, riuscita a mettere le mani su una limitata dotazione, distribuisce alle categorie più fragili, trattandoli come piccoli diamanti.
Frattanto è cambiato il mondo. E, soprattutto, è cresciuta la paura di chi, non rientrando nello smart working né nella categoria messa d’imperio in cassa o in ferie forzate, continua a lavorare, in mezzo alla gente. Per questi operai, impiegati, commessi, fattorini, portuali e la categoria potrebbe comprendere molte altre figure l’amministrazione monfalconese si era rivolta nei giorni scorsi a Confindustria e di riflesso alle (tante) aziende insediate a Monfalcone affinché l’ente venisse informato dei dispositivi di sicurezza posti in atto internamente, a salvaguardia della salute del dipendente e per azzerare alle minime probabilità l’eventualità di un contagio da Covid-19.
Il guaio è che solo sei realtà produttive hanno risposto al Comune. Così, siccome al sindaco e ai suoi assessori continuano ad arrivare segnalazioni, è stato siglato ieri mattina un protocollo-pilota, il primo in Regione, con il Servizio di prevenzione e sicurezza ambiente di lavoro, per «attuare un programma di intervento» al fine di «consentire a tutte le aziende insediate a Monfalcone di ottenere le necessarie informazioni e l’assistenza sui comportamenti da attuare nello svolgimento delle proprie attività di impresa, a tutela dei lavoratori».
Alla prima fase – la campagna di massima sensibilizzazione – seguiranno i controlli che saranno effettuati da tecnici della prevenzione: perché mettere a disposizione del dipendente idonei mezzi o procedure a schermo del coronavirus rientra a tutti gli effetti nell’alveo del decreto legislativo 81 del 2008, che disciplina la materia, come sottolineato dal sindaco Anna Cisint, supportato dall’assessore alle Politiche sociali Michele Luise. Il protocollo è maturato sotto il cappello dell’Asugi, con il dg Antonio Poggiana e il responsabile del Servizio Luigi Finotto, e della Prefettura.
«L’obiettivo non è sanzionare – commenta il sindaco Anna Cisint – bensì supportare le aziende e soprattutto contenere le trasmissioni del virus». Nell’ambito di questo Protocollo di comportamento è prevista la pubblicazione su tutti i siti istituzionali di una check list di buone prassi e di obblighi a tutela della salute dei lavoratori, la disponibilità di un team di tecnici della prevenzione che risponderà e darà assistenza a un numero di telefono dedicato (0481487205/487624) e di un’altra squadra che sul campo «verificherà la reale attuazione delle misure necessarie e dell’utilizzo dei prescritti dispositivi di protezione individuale» anche rispondendo alle denunce (saranno disponibili delle mail) e «recandosi nelle aziende per svolgere attività». Secondo quanto riferito da Finotto, dall’inizio dell’emergenza coronavirus sono state quattro le segnalazioni pervenute, due promosse da sindacati, le rimanenti da singoli lavoratori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo