Il Comune abbasserà la quota in Hera
“Hera spa, approvazione del contratto di sindacato di voto e di disciplina dei trasferimenti azionari, periodo 1° luglio 2015-30 giugno 2018”: oggi alle 13, avanti alla II e III commissione del Consiglio comunale, l’assessore al Bilancio, Matteo Montesano, spiegherà motivi, modalità, tempistiche con le quali il Municipio triestino modificherà la partecipazione al patto di sindacato che governa la seconda utility italiana, controllante di AcegasApsAmga”.
Il Comune di Trieste ha in portafoglio poco meno di 72 milioni di azioni Hera, per un controvalore attuale (il titolo è quotato attorno ai 2,2 euro) superiore ai 150 milioni. A oggi, secondo gli accordi tra i maggiori azionisti pubblici, Trieste “vincola” nel patto 58 milioni di azioni, mentre i restanti 14 milioni sono rimasti “liberi”, anche se il Comune non li ha toccati, a differenza di altre amministrazioni che hanno invece ritenuto di fare cassa.
Ma adesso, previo via libera da parte del Consiglio, i numeri, concertati con le più significarive realtà che partecipano al patto (Bologna, Modena, Padova, Romagna), sono destinati a cambiare. «Nel 2015 il Comune di Trieste vincolerà 63,5 milioni di azioni - scandisce lo stesso Montesano - che nel 2016 scenderanno a 57 milioni e nel 2018 a 46 milioni. Al termine di questo percorso triennale, resteranno liberi 25 milioni di azioni e l’amministrazione valuterà come disporne». Il 28 aprile a Bologna si riunisce l’assemblea dei soci Hera e la ridefinizione del patto di sindacato è uno dei punti all’ordine del giorno.
Per ipotesi di accademia, 25 milioni di azioni, al prezzo corrente, rappresentano un non disprezzabile potenziale finanziario di oltre 50 milioni di euro che, alla luce delle necessità operative di un ente costretto dal patto di stabilità a una ferrea dieta, potrebbe venire comodo per rilanciare un programma di investimenti. Ma il Comune potrebbe anche decidere di metterlo in salvadanaio: dipenderà - argomenta Montesano - dalle esigenze e dalle opportunità finanziarie dettate dalla congiuntura politico-economica.
In complesso, tra il 2015 e il 2018 il patto di sindacato tra azionisti pubblici ridimensionerà progressivamente la sua quota in Hera dall’attuale maggioranza assoluta pari al 51% a una maggioranza “relativa” pari al 38%. Lo share del Comune triestino, che oggi significa il 4,8% del grande gruppo nordorientale, è destinata a calare proporzionalmente, quindi ad attestarsi attorno al 3,5%. «Attenzione - riprende Montesano - non si tratta di privatizzazione, perchè il controllo di Hera resterà in mano pubblica. L’adozione del cosiddetto voto maggiorato per le delibere di governance e la necessità di una maggioranza del 75% per cambiare lo statuto blindano di fatto la caratterizzazione pubblica dell’utility». E allora perchè i principali Comuni azionisti desiderano abbassare la soglia di controllo? «Perchè da anni i Comuni vivono con crescente difficoltà i vincoli del patto di stabilità, che hanno abbattuto gli investimenti - replica Montesano - il quadro delle regole amministrative è mutato e c’è bisogno di reperire risorse finanziarie. Svincolare azioni Hera non significa automaticamente metterle sul mercato: significa avere a disposizione un possibile strumento con il quale finanziare la realizzazione di interventi pubblici da troppo tempo fermi».
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